"...progetti
per domani?", "mah, sono un po' imballato, ho troppe idee per
la testa e non riesco a decidere! Sicuramente bisognerà andare ad
ovest, il tempo lì sarà migliore. Tu? Idee?", "Pensavo di
andare anch'io in Val
d'Aosta, magari a fare la Bec d'Epicoun, cosa ne pensi?",
"Aggiudicata la Valpelline, ma sarei più propenso al Mont Gelè,
che non comporta tratti alpinistici, sai stanotte dovrebbe stemporalare...comunque
ci si vede domani, si va li e poi si decide".
Questo il prologo della telefonata tra me e Roberto la sera precedente.
L'indomani si parte, come al solito, all'ora dei lupi e ci si reca a
ovest.
Pioviggina, però il tempo va migliorando metro dopo metro, fino ad arrivare in
Valpelline ormai a giorno fatto sotto un bel cielo azzurro. Spalliamo
gli sci e ci avviamo sulla stradina che conduce agli alpeggi soprastanti
il villaggio di Ruz. Basta darsi un
occhiata intorno per capire che la giornata sarà stupenda. Al
termine della strada imbocchiamo un bel sentiero; ci rendiamo conto di
aver effettuato un giro tanto lungo quanto inutile per raggiungere il rifugio
Crete Seche, esistendo un sentiero (non segnato) che lo raggiunge
ripidamente e rapidamente da uno dei tornanti. Vabbè, continuiamo
ancora un po' fino a quando l'innevamento diventa continuo, a ca 2500
metri, e calziamo gli sci. Un tratto ripido ci porta a doppiare
rapidamente il Bivacco Spataro (m 2615), oltre il quale la nevicata
notturna fa assumere al paesaggio
i tratti dell'Oberland Bernese. Fabio traccia la pista su pendii
immacolati, e pensare che alla partenza credevamo di trovare chissà
quanta gente lungo l'itinerario...! Imbocchiamo un ripido vallone, alla
nostra sinistra si stacca un grosso lastrone da una bocchetta che ci
sveglia un'attimino. Quando la pendenza diminuisce siamo ormai a ca 2900
metri e navighiamo sotto la nord dell'Arolette.
L'ambiente è davvero grandioso: abbiamo alle spalle l'intero gruppo del
Rosa e alla nostra destra appare il maestoso Ghiacciaio
d'Otemma
uno
dei più importanti delle Alpi. Un'altro ripido pendio ci porta al Colle
del M. Gelè, che superiamo di volata, lasciando alle spalle la
bella Becca Faudery. Adesso l'itinerario fino alla vetta è ben
visibile, fin qui abbiamo viaggiato a naso, pur sempre istruiti dalla
lettura di relazioni e cartine a casa. Di fronte a noi la Grand
Tete de By con, sullo sfondo, il Monte Bianco. L'ultimo
tratto per arrivare in vetta è un po' più ostico, in quanto la neve
comincia a rigelare. La croce sommitale è spazzata da un forte vento da
Nord. Uno sguardo alle cime circostanti, su tutte il Grand
Combin, e siamo pronti alla discesa. Vario il primo ripidissimo
pendio, poi neve stupendamente soffice fino al termine del ripido canale
sotto l'Arolette, a 2700 metri circa. Ci voltiamo più volte ad
osservare estasiati le nostre serpentine: mai prima d'oggi mi era
capitato di effettuare un escursione d'alta quota tracciando sia la
salita che la discesa in neve fresca. Il restante tratto sarà uno sci
nautico montano, ma non importa: nei nostri occhi sono sicuro che
resterà a lungo il ricordo della traccia di salita con le successive
evoluzioni sciistiche mentre quello della fatica per lo spostamento in
neve marcia svanirà prima di subito!
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