01/05/03 Mont Gelè

 

"...progetti per domani?", "mah, sono un po' imballato, ho troppe idee per la testa e non riesco a decidere! Sicuramente bisognerà andare ad ovest, il tempo lì sarà migliore. Tu? Idee?", "Pensavo di andare anch'io in Val d'Aosta, magari a fare la Bec d'Epicoun, cosa ne pensi?", "Aggiudicata la Valpelline, ma sarei più propenso al Mont Gelè, che non comporta tratti alpinistici, sai stanotte dovrebbe stemporalare...comunque ci si vede domani, si va li e poi si decide". 
Questo il prologo della telefonata tra me e Roberto la sera precedente. L'indomani si parte, come al solito, all'ora dei lupi e ci si reca a ovest. Pioviggina, però il tempo va migliorando metro dopo metro, fino ad arrivare in Valpelline ormai a giorno fatto sotto un bel cielo azzurro. Spalliamo gli sci e ci avviamo sulla stradina che conduce agli alpeggi soprastanti il villaggio di Ruz. Basta darsi un occhiata intorno per capire che la giornata sarà stupenda. Al termine della strada imbocchiamo un bel sentiero; ci rendiamo conto di aver effettuato un giro tanto lungo quanto inutile per raggiungere il rifugio Crete Seche, esistendo un sentiero (non segnato) che lo raggiunge ripidamente e rapidamente da uno dei tornanti. Vabbè, continuiamo ancora un po' fino a quando l'innevamento diventa continuo, a ca 2500 metri, e calziamo gli sci. Un tratto ripido ci porta a doppiare rapidamente il Bivacco Spataro (m 2615), oltre il quale la nevicata notturna fa assumere al paesaggio i tratti dell'Oberland Bernese. Fabio traccia la pista su pendii immacolati, e pensare che alla partenza credevamo di trovare chissà quanta gente lungo l'itinerario...! Imbocchiamo un ripido vallone, alla nostra sinistra si stacca un grosso lastrone da una bocchetta che ci sveglia un'attimino. Quando la pendenza diminuisce siamo ormai a ca 2900 metri e navighiamo sotto la nord dell'Arolette. L'ambiente è davvero grandioso: abbiamo alle spalle l'intero gruppo del Rosa e alla nostra destra appare il maestoso Ghiacciaio d'Otemma 
uno dei più importanti delle Alpi. Un'altro ripido pendio ci porta al Colle del M. Gelè, che superiamo di volata, lasciando alle spalle la bella Becca Faudery. Adesso l'itinerario fino alla vetta è ben visibile, fin qui abbiamo viaggiato a naso, pur sempre istruiti dalla lettura di relazioni e cartine a casa. Di fronte a noi la Grand Tete de By  con, sullo sfondo,  il Monte Bianco. L'ultimo tratto per arrivare in vetta è un po' più ostico, in quanto la neve comincia a rigelare. La croce sommitale è spazzata da un forte vento da Nord. Uno sguardo alle cime circostanti, su tutte il Grand Combin, e siamo pronti alla discesa. Vario il primo ripidissimo pendio, poi neve stupendamente soffice fino al termine del ripido canale sotto l'Arolette, a 2700 metri circa. Ci voltiamo più volte ad osservare estasiati le nostre serpentine: mai prima d'oggi mi era capitato di effettuare un escursione d'alta quota tracciando sia la salita che la discesa in neve fresca. Il restante tratto sarà uno sci nautico montano, ma non importa: nei nostri occhi sono sicuro che resterà a lungo il ricordo della traccia di salita con le successive evoluzioni sciistiche mentre quello della fatica per lo spostamento in neve marcia svanirà prima di subito!

                                                                                                                   by Domenico
Partecipanti: Io
, Rob, Paglia, Alberto, Fabio, Cesare e Lorenz

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