Tanto
per cambiare piove. Sono le 4 passate da qualche minutino. Guardo la
situazione meteo inviata sul mio pc dal satellite e noto la coda della
perturbazione che si attarda sulle alpi...
Ad ovest il cielo sembra sgombro, dal centro verso est piuttosto
intasato da nubi. L'evoluzione però dovrebbe portare ad un rapido
miglioramento: "...se siamo fortunati arriviamo in Alto Adige con
il sole!"
Il
viaggio è, come al solito, molto lungo. Arrivati a Maso Corto, devo
prendere atto di essere stato un po' troppo ottimista con la meteo. Il
cielo plumbeo alla partenza
non promette nulla di buono. Percorrendo il bel sentiero di fondovalle,
ci rendiamo conto di non sapere esattamente che direzione prendere:
seguire il sentiero, o imboccare la strettoia che sembra essere quella
descritta nella relazione? In un primo tempo optiamo per la seconda
soluzione, ma un dubbio ci assale e decidiamo di ridiscendere al
sentiero e seguirlo. Man mano che ci alziamo una specie di ansia da
smarrimento mi pervade. "...stiamo andando nella direzione
opposta", brontolo, infuriato con me stesso. "Quei pendii
innevati indicano chiaramente una direzione Sud, e non Nord-ovest come
dovrebbe." Intanto prende a nevicare. Ci copriamo e decidiamo di
ritornare nuovamente sui nostri passi e andare nella prima direzione
scelta. Però: due ore di girovagare per ritornare al punto di partenza,
con la nevicata che intanto è diventata una
bufera , un inizio di gita alquanto incoraggiante...
Una volta sulla neve, scorgiamo di fronte a noi un gruppo di
scialpinisti (che scopriremo più avanti essere sloveni) e ci
rincuoriamo: forse stavolta è quella giusta. Con un astuzia tattica
degna di Napoleone (...) li seguiamo a distanza mentre il primo di loro
traccia la pista in 20/25 cm di neve fresca. Del resto l'alternativa non
si pone, con la visibilità pari a zero e la nostra ignoranza sul
percorso da seguire. Verso mezzogiorno la neve smette di cadere e in men
che non si dica le nubi si diradano. Una stupenda schiarita ci permette
di ammirare l'ambiente
in cui ci stiamo muovendo. Rimontiamo il ghiacciaio e disquisiamo sulle
montagne che ci circondano e sul valico da raggiungere. "...quella
dovrebbe essere la Oberettes".
La salita al Passo
della Sorgente non sarà uno scherzo. La neve recente ha creato uno
strato piuttosto insidioso sopra il fondo ventato e in più la parte
superiore presenta un "rigonfiamento" piuttosto inquietante.
Procediamo ben distanziati con gli sciaipiedi, fin quando non si decide
di tracciare a piedi in verticale. Perdiamo molto tempo, ma una volta
sul versante opposto, quello della Vedretta
di Mazia, sappiamo che la salita non ci riserverà ulteriori
contrattempi. Passo al comando e traccio
senza perdere quota verso l'Hintereisjoch, mentre i nostri compagni di viaggio
si attardano a causa della fatica accusata da due di loro. Il ripido pendio che precede la piatta cresta
della Palla Bianca si presenta, nonostante l'ora tarda, ghiacciato, e ci
costringe a calzare i rampan. Gli ultimi metri in particolare sono da percorrere
con attenzione onde evitare di dover ripercorrere tutta la salita
della paretina. Claudio e il Paglia restano un attimo indietro, mentre
corro verso crestina
finale per le foto di rito. Il panorama è stupendo in tutte le
direzioni: a sud l'Ortles-Cevedale,
a Est e a Nord
gli estesi ghiacciai del versante austriaco. Intanto arriva anche il
Paglia e, dietro di lui, Claudio
. Sono all'incirca le tre del pomeriggio. Ci concediamo una breve pausa
e ci apprestiamo alla discesa. La neve lungo la cresta e la paretina è
dura tipo cemento, ma superato l'Hintereisjoch diventa stupenda: una
sciata nel cotone, tracciando i nostri ricami sulla vedretta ancora
immacolata. Semplicemente fantastico. Raggiungiamo il Passo della
Sorgente e, con la dovuta cautela, lo scendiamo uno per volta in
derapata strategica nei primi 10/15
metri stando a fianco della traccia di salita. Quindi riprende la
meravigliosa svolata destinata a durare fino al termine del ghiacciaio,
quando la neve, stante la quota più bassa e l'ora tarda, cominciava il
suo ciclo di fusione-rigelo, creando una fastidiosissima crosticina.Ci
abbassiamo con lunghissime diagonali mentre i raggi del Sole radenti
alle spalle della Cima
Oberettes e della Punta della Sorgente ci danno l'impressione di
muoverci all'interno di un dipinto meraviglioso. Abbassandoci
ulteriormente, sulle esposizioni ovest, la neve marcia ci permette di
riprendere la sciata che durerà, sfruttando tutte le lingue possibili e
immaginabili, fino alla strozzatura della Valle delle Frane, ormai in
vista del fondovalle e del sentiero che ci ricondurrà all'auto. Sulla
strada del ritorno l'eccezionale compagnia di una serata limpida come
raramente capita di vedere e la certezza di aver effettuato una delle
più belle gite in assoluto. |