03/05/03 Palla Bianca

 

Tanto per cambiare piove. Sono le 4 passate da qualche minutino. Guardo la situazione meteo inviata sul mio pc dal satellite e noto la coda della perturbazione che si attarda sulle alpi...
Ad ovest il cielo sembra sgombro, dal centro verso est piuttosto intasato da nubi. L'evoluzione però dovrebbe portare ad un rapido miglioramento: "...se siamo fortunati arriviamo in Alto Adige con il sole!"

Il viaggio è, come al solito, molto lungo. Arrivati a Maso Corto, devo prendere atto di essere stato un po' troppo ottimista con la meteo. Il cielo plumbeo alla partenza non promette nulla di buono. Percorrendo il bel sentiero di fondovalle, ci rendiamo conto di non sapere esattamente che direzione prendere: seguire il sentiero, o imboccare la strettoia che sembra essere quella descritta nella relazione? In un primo tempo optiamo per la seconda soluzione, ma un dubbio ci assale e decidiamo di ridiscendere al sentiero e seguirlo. Man mano che ci alziamo una specie di ansia da smarrimento mi pervade. "...stiamo andando nella direzione opposta", brontolo, infuriato con me stesso. "Quei pendii innevati indicano chiaramente una direzione Sud, e non Nord-ovest come dovrebbe." Intanto prende a nevicare. Ci copriamo e decidiamo di ritornare nuovamente sui nostri passi e andare nella prima direzione scelta. Però: due ore di girovagare per ritornare al punto di partenza, con la nevicata che intanto è diventata una bufera , un inizio di gita alquanto incoraggiante...
Una volta sulla neve, scorgiamo di fronte a noi un gruppo di scialpinisti (che scopriremo più avanti essere sloveni) e ci rincuoriamo: forse stavolta è quella giusta. Con un astuzia tattica degna di Napoleone (...) li seguiamo a distanza mentre il primo di loro traccia la pista in 20/25 cm di neve fresca. Del resto l'alternativa non si pone, con la visibilità pari a zero e la nostra ignoranza sul percorso da seguire. Verso mezzogiorno la neve smette di cadere e in men che non si dica le nubi si diradano. Una stupenda schiarita ci permette di ammirare l'ambiente in cui ci stiamo muovendo. Rimontiamo il ghiacciaio e disquisiamo sulle montagne che ci circondano e sul valico da raggiungere. "...quella dovrebbe essere la Oberettes". La salita al Passo della Sorgente non sarà uno scherzo. La neve recente ha creato uno strato piuttosto insidioso sopra il fondo ventato e in più la parte superiore presenta un "rigonfiamento" piuttosto inquietante. Procediamo ben distanziati con gli sciaipiedi, fin quando non si decide di tracciare a piedi in verticale. Perdiamo molto tempo, ma una volta sul versante opposto, quello della Vedretta di Mazia, sappiamo che la salita non ci riserverà ulteriori contrattempi. Passo al comando e traccio senza perdere quota verso l'Hintereisjoch, mentre i nostri compagni di viaggio si attardano a causa della fatica accusata da due di loro. Il ripido pendio che precede la piatta cresta della Palla Bianca si presenta, nonostante l'ora tarda, ghiacciato, e ci costringe a calzare i rampan. Gli ultimi metri in particolare sono da percorrere con attenzione onde evitare di dover ripercorrere tutta la salita della paretina. Claudio e il Paglia restano un attimo indietro, mentre corro verso  crestina finale per le foto di rito. Il panorama è stupendo in tutte le direzioni: a sud l'Ortles-Cevedale, a Est e a Nord gli estesi ghiacciai del versante austriaco. Intanto arriva anche il Paglia e, dietro di lui, Claudio . Sono all'incirca le tre del pomeriggio. Ci concediamo una breve pausa e ci apprestiamo alla discesa. La neve lungo la cresta e la paretina è dura tipo cemento, ma superato l'Hintereisjoch diventa stupenda: una sciata nel cotone, tracciando i nostri ricami sulla vedretta ancora immacolata. Semplicemente fantastico. Raggiungiamo il Passo della Sorgente e, con la dovuta cautela, lo scendiamo uno per volta in derapata strategica nei primi 10/15 metri stando a fianco della traccia di salita. Quindi riprende la meravigliosa svolata destinata a durare fino al termine del ghiacciaio, quando la neve, stante la quota più bassa e l'ora tarda, cominciava il suo ciclo di fusione-rigelo, creando una fastidiosissima crosticina.Ci abbassiamo con lunghissime diagonali mentre i raggi del Sole radenti alle spalle della Cima Oberettes e della Punta della Sorgente ci danno l'impressione di muoverci all'interno di un dipinto meraviglioso. Abbassandoci ulteriormente, sulle esposizioni ovest, la neve marcia ci permette di riprendere la sciata che durerà, sfruttando tutte le lingue possibili e immaginabili, fino alla strozzatura della Valle delle Frane, ormai in vista del fondovalle e del sentiero che ci ricondurrà all'auto. Sulla strada del ritorno l'eccezionale compagnia di una serata limpida come raramente capita di vedere e la certezza di aver effettuato una delle più belle gite in assoluto.

                                                                                                                   by Domenico
Partecipanti: Io
, Claudio e Paglia

 

Back