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Ieri nevicava... e nevicava fino in basso.
"Stavolta la Grem la traccio io!". Mi avventuro con la
macchina lungo la stradina che sale oltre Calchera, ma la neve è già
tanta e mi intima lo stop. Aggiungo gli sci ai miei piedi già corazzati
dagli scarponi e via a battere 30 cm di neve polverosissima al chiaro
della frontale. La giornata è nebbiosa, fredda e poco invitante, ma la
neve...quella ti incita a continuare. Dietro di me sento le voci di
altri due "furbi" che solo per poco hanno perso il biglietto
valido per la prima fila. Continuo a salire, ma dai pendii capisco che
sono fuori dall'itinerario usuale. Viro a destra e rimonto ripido, fino
a sbucare alla conosciuta malga che mi rincuora indicandomi la via
giusta. Adesso lo spallone non ha incognite e, in più, il poker: supero la
recinzione del purgatorio per approdare drittodritto al cancello del
Paradiso. In pochi metri cambia la temperatura, la visuale, il mondo.
Urla di gioia: sono i due compari dietro di me che sono
approdati alla porta della visibilità. Li guardo salire con la
loro tavola sulle spalle lungo il groppone che conduce
all'antecima del Grem. Ormai ci sono, sull'antecima... ci
siamo... io e il magico rito dell'alba che fa esplodere dal
manto bianco i colori più variegati. L'inversione termica è
notevole, l'aria fredda è stata "schiacciata",
compressa negli strati più bassi dell'atmosfera dall'alta
pressione galoppante, condensata in un mare di soffice ovatta
bruna, al di sopra della quale galleggiano comode le cime delle
montagne circostanti. Il Sole gioca a dipingere e truccare tutto
ciò che si frappone tra lui e l'orizzonte e man mano che si
alza le forme si schiacciano, i colori si caricano e si
stemprano a piacimento... spettacolo! Continuo la rincorsa alla
croce di vetta ormai a portata di mano e non mi par vero di
essere solo su una montagna che più volte ho visto sempre
brulicante di anime scianti. Il gatto e la volpe con lo
snowboard non mi seguono più, si sono già lanciati nel ricamo
dei pendii vergini...
Con calma mi preparo a gustare la mia discesa. La cresta è
orlata da timide cornici ma ben sciabile. Dall'antecima giù nel
ripido per l'apoteosi: una infinita sequela di virgole ripetute
con precisione scandalosa, al limite del plagio... "...vecchia
ciabatta, con questa neve anche tu potresti fare il promo per «Montagne di
Lombardia»..."
Rintraccio le scie degli snobo' e le seguo fino a sprofondare
nuovamente nell'umido e inospitale grigiore. Ne raggiungo uno,
ed è quello giusto, è Mau. Lui risale mentre io, a malincuore,
rincaso e nonostante il fumigante torpore del rimanente tratto
di discesa, la melodia della soffice serpentina mi accompagnerà
fino al pandino... |





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