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Inizia
la settimana e, come di consueto, dopo un week end piovoso il
cielo è splendido, limpido, l'aria fresca... bisogna
assolutamente prendere provvedimenti, creare la controtendenza.
Dopodomani in barba agli impegni di lavoro prendo il Pandino e mi
catapulto verso i Forni...quest'anno il Gran Zebrù non me lo
lascio scappare di nuovo! Un giro di sms ed ecco trovati ben
quattro compagni: il solito Rob, il (ben) ritrovato Claudio,
compagno delle più belle scialpinistiche della scorsa stagione,
Alberto e Cesare. Si parte di buon ora, l'aria è fresca,
frizzante, il cielo terso...sarebbe stato un vero peccato oggi
spalmare colla invece di essere qui. Mentre saliamo scinspalla la
stradina che conduce alla Pizzini veniamo come al solito catturati
dallo stupendo scenario offerto dalla bastionata S. Matteo-Tresero
illuminata dal primo Sole. Raggiungiamo la Pizzini quando ormai è
già ora di indossare gli occhiali, la neve fresca caduta lunedi
crea un riverbero accecante. Un nutrito gruppo di germanici con
relative guide è già partito all'alba, li vediamo mentre
risalgono il dolce ghiacciaio che conduce al netto cambio di
pendenza costituito dal Canale dello Zebrù. Ci lanciamo
all'inseguimento, raggiungendo quasi subito due francesi, che
vedremo deviare verso il Colle delle Pale Rosse, e diversi altri
scialpinisti all'attacco del ripido canale. Alcuni di loro tolgono
gli sci, arrancano, io e Cesare li raggiungiamo e li talloniamo
fino allo sbocco, ai piedi della ripida spalla orientale del Konig.
E' questo il punto scelto per abbandonare gli sci, ve ne sono una
discreta quantità e i loro proprietari armati di ramponi e piccozza
si apprestano a risalire verso la cima. Aspettiamo il resto della
troup notevolmente in ritardo e decidiamo di abbandonare gli sci
anche noi... la spalla mi sembra piuttosto "carica" e
l'orario supposto di discesa non è proprio il massimo per
forzarla. Inoltre (inutile nasconderlo) il ripido spallone, unito
al nome del suo proprietario incute soggezione. La salita non
comporta difficoltà, pur faticosa e ripida e in meno di un ora
siamo finalmente in vetta. Siamo soli (il gruppone di unni lo
abbiamo incrociato nel canale sotto la crestina finale) a godere
del magnifico panorama. Fa molto caldo, tutti in mezze maniche. La grossa cornice sulla parete nord ci
impedisce la visuale in quella direzione, ma il gruppo del
Cevedale è tutto li schierato a mo' di parata militare. Mi
soffermo ad osservare con calma l'ambiente circostante...troppo
spesso mi è capitato di prestare poca attenzione ai particolari
offerti dalle vette, questa volta scruto tutto, non ho fretta.
Arrivano anche i ritardatari, possiamo complimentarci e ingoiare
un boccone prima di ridiscendere allo ski-park a 3500 metri. Le
prime curve nel canale non sono esattamente entusiasmanti, ma poi
, preso il ritmo ci si diverte. La neve comincia a
"mollare", a tratti la crosta superficiale cede ma ci
permette comunque una discesa soddisfacente fino al rifugio. Qui
ad attenderci sono litri di limonata che solo in parte riusciranno
a reintegrare il tributo di sudore pagato a sua maestà il Re...
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