Posizionati sulla foto per visualizzare la didascalia                                            22/04/04 Gran Zebrù

 

Mattina presto verso la Pizzini




Il ripido canalino "della bottiglia"




Abbandonati gli sci si affronta il ripido spallone del Konig




Lo stupendo panorama dalla vetta del Gran Zebrù




Claudio inizia la discesa dalla vetta




Un ultimo sguardo

Inizia la settimana e, come di consueto, dopo un week end piovoso il cielo è splendido, limpido, l'aria fresca... bisogna assolutamente prendere provvedimenti, creare la controtendenza. Dopodomani in barba agli impegni di lavoro prendo il Pandino e mi catapulto verso i Forni...quest'anno il Gran Zebrù non me lo lascio scappare di nuovo! Un giro di sms ed ecco trovati ben quattro compagni: il solito Rob, il (ben) ritrovato Claudio, compagno delle più belle scialpinistiche della scorsa stagione, Alberto e Cesare. Si parte di buon ora, l'aria è fresca, frizzante, il cielo terso...sarebbe stato un vero peccato oggi spalmare colla invece di essere qui. Mentre saliamo scinspalla la stradina che conduce alla Pizzini veniamo come al solito catturati dallo stupendo scenario offerto dalla bastionata S. Matteo-Tresero illuminata dal primo Sole. Raggiungiamo la Pizzini quando ormai è già ora di indossare gli occhiali, la neve fresca caduta lunedi crea un riverbero accecante. Un nutrito gruppo di germanici con relative guide è già partito all'alba, li vediamo mentre risalgono il dolce ghiacciaio che conduce al netto cambio di pendenza costituito dal Canale dello Zebrù. Ci lanciamo all'inseguimento, raggiungendo quasi subito due francesi, che vedremo deviare verso il Colle delle Pale Rosse, e diversi altri scialpinisti all'attacco del ripido canale. Alcuni di loro tolgono gli sci, arrancano, io e Cesare li raggiungiamo e li talloniamo fino allo sbocco, ai piedi della ripida spalla orientale del Konig. E' questo il punto scelto per abbandonare gli sci, ve ne sono una discreta quantità e i loro proprietari armati di ramponi e piccozza si apprestano a risalire verso la cima. Aspettiamo il resto della troup notevolmente in ritardo e decidiamo di abbandonare gli sci anche noi... la spalla mi sembra piuttosto "carica" e l'orario supposto di discesa non è proprio il massimo per forzarla. Inoltre (inutile nasconderlo) il ripido spallone, unito al nome del suo proprietario incute soggezione. La salita non comporta difficoltà, pur faticosa e ripida e in meno di un ora siamo finalmente in vetta. Siamo soli (il gruppone di unni lo abbiamo incrociato nel canale sotto la crestina finale) a godere del magnifico panorama. Fa molto caldo, tutti in mezze maniche. La grossa cornice sulla parete nord ci impedisce la visuale in quella direzione, ma il gruppo del Cevedale è tutto li schierato a mo' di parata militare. Mi soffermo ad osservare con calma l'ambiente circostante...troppo spesso mi è capitato di prestare poca attenzione ai particolari offerti dalle vette, questa volta scruto tutto, non ho fretta. Arrivano anche i ritardatari, possiamo complimentarci e ingoiare un boccone prima di ridiscendere allo ski-park a 3500 metri. Le prime curve nel canale non sono esattamente entusiasmanti, ma poi , preso il ritmo ci si diverte. La neve comincia a "mollare", a tratti la crosta superficiale cede ma ci permette comunque una discesa soddisfacente fino al rifugio. Qui ad attenderci sono litri di limonata che solo in parte riusciranno a reintegrare il tributo di sudore pagato a sua maestà il Re...

Il Re domina il rifugio Pizzini




Salendo al Gran Zebrù il panorama sul Cevedale e il Pasquale




Claudio pochi metri sotto la cresta finale




Lo stupendo panorama dalla vetta del Gran Zebrù




Scendendo il ripido canale "della bottiglia"




Colori stupendi sul Tresero mentre si cammina verso le auto

                                                                                                                                              by Domenico

                                                                                                                  
Partecipanti: Io, Rob, Claudio, Alberto e Cesare.

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