Posizionati sulla foto per visualizzare la didascalia                                        29-30/05/04 Rimpfischhorn

 

Il maestoso Weisshorn domina il villaggio

 

 


Tramonto sul Weisshorn

 

 


Il Rimpfischhorn

 

 


L'Alphubel

 

 


Il ripido vallone verso il Rimpfischsattel

 

 


Un traverso impegnativo


 

 

Il traverso che, amezzacosta, porta in vetta

 

 


Panorama sullo Stralhorn

 

 


Inizia la discesa tra i seracchi del Mellichgletscher


Sul finire di maggio,  il desiderio di "suggellare" la stagione con una montagna "vera", completa sotto tutti i punti di vista (quota, dislivello, impegno) è ormai alle stelle. Troppi i week-end passati ad aspettare il momento propizio, troppe le settimane trascorse. Finalmente il meteocrucconia annuncia una due giorni all'insegna del tempo stabile che coincide con la prima settimana di chiusura del rifugio...quando si dice la fortuna!

Siamo in 4 quando, senza fretta (una volta tanto), partiamo sabato mattina da Rovato. Il viaggio sarà lunghetto, lo sappiamo, ma la salita al rifugio con gli zaini pesanti che contengono l'attrezzatura da bivacco, in compenso, piuttosto breve. Dopo circa 4 ore siamo al paese di Tasch, dove riusciamo a trovare dell'ottimo pane (!) per il nostro vitto. Risaliamo la strada fino al suo termine ad Ottawan e, caricati i fardelli sulle spalle, saliamo al rifugio per mulattiera. Come presunto, il rifugio è stupendo, e per il momento anche vuoto. Subito io e Dario ci organizziamo per un pranzo, Roby e Gianfranco invece, per una gita di ricognizione (cannibali). Il pomeriggio passa tranquillo, accogliendo gli escursionisti che arrivano alla spicciolata e sonnecchiando al sole davanti al rifugio. Quando tornano i soci trovano il rifugio  riempito e noi, fancazzisti come non mai, pronti a riaccendere i fornelli. Il resto sarà solo attesa, chiacchierando con i compari di ventura delle varie imprese (le loro) e della salita di domani. Alle 22 tutti a nanna, alcuni nel lettino, altri per terra, ma tutti ugualmente comodi: la svegli per noi è alle tre e mezza. Neanche il tempo di chiudere gli occhi ed è già ora di indossare l'imbraco. Dopo un'abbondante colazione infiliamo tutta la merce nello zaino, decisi a non ripassare dal rifugio al ritorno, spalliamo gli sci e alla luce della frontale procediamo verso la nostra meta. Anche quando raggiungiamo la neve in tre optiamo per la salita a piedi, Gianfranco calza gli sci. Raggiunto il ghiacciaio è ormai giorno; una inattesa discesa in traverso ci immette nel Mellichgletscher al cospetto della ripida parete ovest del Rimpfischhorn. Il ghiacciaio non presenta difficoltà, ma il freddo è davvero pungente e atrofizza i muscoli della faccia. Procediamo piuttosto rapidi sul dolce pendio, fino a quando raggiungiamo la traccia che proviene dalla Britanniahutte. Adessso il pendio comincia ad impennarsi progressivamente, ma il fiato tiene e in circa quattro ore e trenta siamo al Rimpfischsattel a 4006 metri. Formiamo due cordate da due, io e Dario e Roby col preoccupato Gianfranco. In effetti la vista del tratto alpinistico della montagna non è quanto di più rassicurante possa attendersi un novizio dell'alpinismo. Attacchiamo il ripido couloir superando altre cordate (per fortuna) e subito dopo esso il primo traverso misto su cengette delicate, che consentono di doppiare un paio di speroni secondari e immettersi nel ripido pendio che conduce ai piedi della cresta finale. L'esposizione è notevole, ma procediamo sicuri forti dell'affiatamento conseguito in diverse ascensioni più o meno complesse. I primi escursionisti rinunciano alla salita, nonostante il nostro tentativo di rassicurazione. Adesso davanti a noi ci sono solo 5 persone. In alcuni posti il numero di ramponi che si muovono sopra la tua testa è direttamente proporzionale alla possibilità di beccarti un sasso o una padella di ghiaccio. Questo è uno di quei posti: un pendio a 55° cui fa seguito un traverso su roccette malferme (fortunatamente cementate dal gelo). D'un fiato risaliamo la paretina e, doppiata l'ennesima crestina, ci ritroviamo al cospetto della croce sommitale. Un ultima traversata in mezzacosta molto esposta ci porta alla piccola cuspide, sulla quale in 5 si fa davvero fatica a starci. Attendiamo che arrivi il resto della troup, per iniziare una penosa discesa trafficando tra cordate di millantati superalpinisti che goffamente si dilungano in tiri di corda al limite dell'irritante. Dopo vari stratagemmi, discussioni (in alcuni casi animate, vedi Rob che piccozza un facinoroso...) e varianti al percorso, riusciamo a raggiungere i nostri amati sci. Scendiamo i primi metri del ghiacciaio su neve farinosa che ricopre un fondo "arato" e irregolare, poi la neve diventa trasformata, capace di regalare una sciata rilassante e divertente... rilassante? Troppo presto per dirlo: tutte le tracce-tutte ripercorrono la via di salita, noi, che non abbiamo intenzione alcuna di ripassare dal rifugio, decidiamo di scendere per le pagine occidentali del Mellich. L'ambiente è fiabesco: candide lenzuola bianche perfettamente stirate che si ricamano al passaggio dello sci. Neve da sogno. Un salto verticale ci riporta bruscamente alla realtà; dobbiamo risalire e cercare una soluzione...da qui no, da qui neanche...da li men che meno! Traversiamo convinti, sul labbro di un enorme seracco, fin quando individuiamo una possibilità. Ci consultiamo e... la proviamo! La prima parte è visibile e i crepacci non sembrano poter  destare preoccupazioni eccessive, più in basso...vedremo. Siamo adesso su un vasto pianoro poco inclinato. Una scelta errata ci farebbe perdere parecchio tempo. Decidiamo di orientarci verso la bastionata rocciosa che in passato conteneva il ghiacciaio, ritenendo (a ragione) di poter raggiungere attraverso la base di essa una morena. Proprio così: un canale compreso tra la bastionata e il bordo del ghiacciaio ci conduce oltre il termine delle lingue perenni, ma un'altro dirupo interrompe la linea. Stavolta la scelta è dettata dalla "supervisione" del ghiacciaio del giorna precedente dal rifugio. Traversiamo lungamente cercando di non perdere quota fino a raggiungere alcuni canali che ci permetteranno di scendere sulla parte inferiore del Langfluhgletscher. Qui ci separiamo: io e Dario traversiamo a piedi la morena laterale e ci infiliamo nel vasto vallone subglaciale, Roby e Gianfranco scendono nel canale della morena. Ci ricongiungiamo poco dopo sul fondovalle, ai margini del fiume, stanchi ma eccezionalmente soddisfatti sia dallo spessore della gita sia (con orgoglio) dalla nostra capacità di trarvi il massimo dalla corretta scelta dell'itinerario. Spallati gli sci una lunga strada semipianeggiante ci riporta alla macchina. E' questo il profilo migliore dello scialpinismo, un itinerario in ambiente selvaggio, solitario, con una discesa in perfetta solitudine su pendii immacolati ; completo e impegnativo sia tecnicamente che psicofisicamente. Con certezza assoluta la più bella scialpinistica del mio (e credo non solo) carnet.

L'incantevole Tashhutte

 

 


Alba su Cervino e Zinalrothorn

 

 


I Breithorn

 

 


Il Cervino

 

 


Inizia la parte alpinistica nel couloir sopra il Rimpfischsattel

 

 


L'ultimo ripido pendio sui 55°


 

 

Dietro l'anticima, la Nordend

 

 


Panorama sulla costiera Alphubel-Taschhorn-Dom

 

 


Continuando la discesa tra i seracchi del Mellichgletscher

                                                                                                                                              by Domenico

                                                                                                                  
Partecipanti: Dario, Rob, Gianfranco, Dome

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