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Dopo
le fantastiche giornate trascorse in Sfissera per il Rimpfisch
sentivo l'esigenza di "sopperire" ad un grave bug del
mio paniere. In effetti l'onta di non conoscere le Dolomiti andava
lavata al più presto. E fu cosi che, confortato da informazioni
fauste reperite in rete, invitai il Rob (che lo aveva già salito)
ad effettuare una salita particolare, su per un ripido scivolo con
traversata e discesa per un'altro versante, meno impegnativo ma
pur sempre "da Top". Neanche ci fosse stato bisogno di
ripeterglielo...la Cima Brenta sarebbe stato l'inizio della
scoperta degli itinerari dolomitici! La
mattina, neanche prestissimo, recuperiamo un'assonnata Francesca
in quel di Gavardo e insieme a Gianfranco e Rob formiamo il gruppo
che, una volta al Vallesinella, sarà rimpinguato da Fedora e
Ivan. Partiamo spediti scinspalla e in pochissimo tempo
raggiungiamo il rifugio Casinei dal quale, in breve, ci portiamo
nella grande vallata sovrastata dal Castello di Vallesinella. Poco
dopo si possono (meraviglia) già calzare gli sci. La salita
prosegue rapida, su neve abbondante che ricopre gli enormi macigni
che costellano la valle sopratutto nella parte alta; Ivan non è
dei nostri, ha deciso di passare la giornata con la famigliola
nella zona delle cascate di Vallesinella e del Brentei.
Raggiungiamo il rifugio Tuckett, dal quale la vista, già
splendida, viene arricchita dal grande vallone che degrada dalla
Bocca di Tuckett e dal mitico seracco pensile della Brenta. Un
breve traverso senza neve e ci troviamo a risalire l'ampio vallone
con tratti un pochino sostenuti ma generalmente di pendenza
uniforme. Francesca decide di non essere in giornata e si esibisce
in numerosi scivoloni che sanciscono la correttezza
dell'impressione. Ci raggiungerà comunque senza problemi alla
Bocca di Tuckett (è in ogni caso un'atleta) ma deciderà di non
seguirci nel prosieguo della traversata. Dopo una breve pausa
ristoratrice ci portiamo all'attacco del canalone. Il tempo
comincia a cambiare e nel giro di poche decine di minuti la cima
viene avvolta dalle nubi e il cielo si costella di cumuli.
Decidiamo di "tagliare" la nostra escursione effettuando
la discesa per il medesimo scivolo, al che, presagendo figuracce e
inopportune evoluzioni circensi nelle foschie, abbandono gli sci
prima che la pendenza del canale si accentui. Poco dopo mi
imiterà Gianfranco, un po' più in alto il Rob. La Fedora invece
mostra una tenacità imbarazzante per noi forti maschietti e
continua la sua salita con gli sci nello zaino. Del resto le sue
enormi doti sciistiche le consentono una discesa sicura in
qualsiasi condizione. Rob passa al comando del gruppo e calca
perfettamente le tracce di due alpinisti che hanno percorso il
canale prima di noi mentre il resto della ciurma non deve far
altro che salire la comoda scaletta senza comunque perdersi troppo
in allegorie. Il canale aumenta di pendenza dalla parte centrale,
fino a subire una decisa impennata in prossimità degli ultimi 80
metri che conducono alla cresta sommitale. Qui la pendenza
raggiunge i 60°. Fedora porta gli sci giocofora fino alla fine: la sua
discesa dovrà iniziare dalla vetta. Fuori dal pendio è
questione di 2 minuti arrivare in cima. Fortunatamente il tempo ha
retto e anzi, il Sole a sprazzi ci illumina attraverso una
finestra benevola. Ci avviamo verso la discesa; la Fedo deve
prendere tempo per poter acquistare la necessaria confidenza col
terreno. Intanto mi sono abbassato parecchio (se avessi avuto gli
sci probabilmente sarei ancora li in cima) abbastanza per cuccarmi
tutte le padelle di neve dura che rotolano veloci sul pendio.
Intanto Rob aiuta la Fedo tirandole fuori dallo zaino la piccozza
che le darà la sicurezza necessaria a poter iniziare la sua
"adrenalinica" discesa. Nel frattempo sono circa a metà
canale e riesco ad uscire dalla traccia e proseguire più
tranquillamente senza oggetti volanti ben identificati che mi
colpiscono in ogni dove. Fedo "la gagliarda" svolazza
allegramente, mentre ognuno di noi raggiunge i suoi attrezzi
abbandonati. Ricomponiamo il gruppo e discendiamo il vallone che
conduce al Tuckett. La sciata è divertente anche se la neve è a
tratti non portante. Dal rifugio in giù, sempre con l'antenna
puntata sulle "trappole" il fondo è più compatto e,
grazie ad una provvidenziale enorme slavina, raggiungiamo il
sentiero per il Casinei a pochi minuti dal rifugio. Il restante
tratto scinspalla è una velocissima formalità...però...niente
male le Dolomiti!
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