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Posizionati sulla foto per visualizzare la didascalia                                           21-22/08/04 Zinalrothorn

 

Il Rimpfischhorn visto dalla Rothornhutte

 






Spettacolare alba sul Cervino

 






Salendo, il profilo del Weisshorn

 






Dome osserva le condizioni della salita

 






Rob medita sulla variante alla salita

 






Rob sale il bellissimo camino

 






Rob sull'ultimo tratto della cresta, oltre la "cengia esposta"

 






Dalla vetta, il poderoso Weisshorn e la Shaligrat

 

 

 



Dalla vetta, la mole della Dent Blanche

 

 



Sul fare della sera, Rob osserva i Liskamm

 


non sempre le cose vanno per come le hai programmate... fino a qualche giorno fa mi affaccendavo nel documentarmi sulla salita della cresta nord del Weisshorn, una telefonata ai soci che mi informavano di avere altri programmi mi ha portato (poco pi?in l? ad un progetto desiderato da tempo per le sue eleganti linee rocciose ed obbiettivo di Rob gi?da  qualche settimana... 

Tempo da lupi! Anzi, un vero diluvio con coreografia di lampi impressionante.... ma dove stiamo andando? Sappiamo benissimo che per la salita da realizzare occorre tempo ottimo e stabile per tutta la giornata, le previsioni sembrano garantircelo, il presente assolutamente no. Arriviamo al parcheggio di Tasch col cielo plumbeo e temperatura fresca. Dopo aver pagato il solito esoso biglietto per il trenino che ci conduce a Zermatt, iniziamo a salire lungo il comodissimo sentiero per la Rothornhutte. Siamo carichi come dei muli, ma la temperatura piuttosto bassa ci fa andare di buon passo. Poco sotto la morena. a 2300 m di quota inizia anche a nevischiare e il nostro passo, man mano che la temperatura si abbassa, aumenta proporzionalmente. Alla fine copriremo i 1600 m di dislivello in 3 ore e mezza. Questo rifugio, standard nei canoni dei rifugi elvetici per quanto riguarda servizi igienici (latrine delle peggiori), prezzi (da Hilton) e quant'altro di superfluo, merita una nota ...di merito per la cucina e il dormitorio. La prima abbondante e varia ( solita minestra e bis, pastasciutta senza condimento e bis, costoletta con strano sugo gustosissimo col quale condire la pasta, insalata strepitosa e involtini vegetali) il secondo, pur ridotto negli spazi, attrezzato per essere comodamente sfruttato in ogni dettaglio. Ha nevicato nei giorni precedenti e le pareti rocciose di alcune montagne, su tutte il Cervino, sembrano essere in condizioni invernali. Io ridisegno il rosario, consapevole che il nostro progetto rischia di sfumare. Tra l'altro fa un freddo spaventoso. Dopo un summit decidiamo di rimandare la salita dell'Obergabelhorn e puntare decisi allo Zinalrothorn; se poi le condizioni dovessero sembrarci favorevoli, saliremo l'altra il giorno seguente. Ci incamminiamo alle 05:00 alla luce delle frontali, sbagliando ovviamente traccia all'inizio (con consueta processione di lumini al seguito) ed allungando un pochino il percorso di accesso alla spalla dello Zinalrothorn su un crepacciatissimo ghiacciaio. Comincia la salita delle prime roccette che portano ad un lungo traverso detritico cui fa seguito uno spallone tal quale che conduce, con tracce di passaggio, ad un primo nevaio. Lo si supera salendo verso sx fino a doppiare una spalla che adduce ad un ripido nevaio risalito il quale si raggiunge il filo di cresta, aereo ed elegante, quasi pianeggiante. Ci leghiamo e procediamo in conserva a raggiungere l'imponente scoglio roccioso. Iniziamo una traversata su rocce innevate verso il centro del canale che solca la parete, fino ad oltrepassarlo. Sappiamo che la via usuale resta all'interno del canale o sulle roccette che lo delimitano, soluzione adottata da tutti i presenti, ma ci lasciamo attrarre dalla solidit?della roccia alla sx dello stesso. Ai piedi di una sezione un po' pi?difficile ci viene qualche dubbio  anche perch?non abbiamo la minima idea di come sar?pi?avanti. Raggiungiamo la base di uno spigolo sulla cui sx corre una placca che si issa a camino nella parte alta. La qualit?della roccia ?ottima e noi siamo adeguatamente attrezzati e motivati per proseguire nella nostra via alternativa. Intanto tutte le cordate si infilano nel canalone centrale, solcato da una rigola nevosa; dietro di noi per?due ragazzi credo svizzeri, che solo poco tempo prima, all'uscita dal ghiacciaio in un canalino roccioso, avevano ricevuto una tempesta di accidenti dopo avermi scaricato addosso alcuni sassi, ci seguono... preoccupati. Il primo mi chiede se ci troviamo sulla via corretta e io gli spiego in uno stentato inglese che ne siamo ormai lontani. Preoccupato mi chiede se vedo un passaggio, gli rispondo che al termine del camino potrebbe essercene uno. Salgo la placca che forma la faccia sinistra del camino (la destra ? strapiombante), fino a quando, raddrizzandosi, non ?possibile spaccare sulle due facce e uscire ad un comodo punto si sosta in corrispondenza di una cengia inclinata. Recupero Rob e gli faccio sicura mentre percorre la cengia, prima rocciosa, poi nevosa ed esposta fino al caratteristico intaglio del Gabel ricongiungendosi alla via comune. Intanto l'improvvido seguace elvetico bestemmia nella sua lingua perch?non riesce a risolvere l'ultimo metro del camino e giungere al punto di sosta. Gli tendo una mano, attendendo un suo "no, thank you", invece mi guarda sorridente e la afferra con forza. Lo isso alla cengia e gli mostro un buon spuntone dove fare sosta...ed ?pace fatta. Rob mi recupera e, una volta alla sella decidiamo di togliere i ramponi. Probabilmente avremmo fatto meglio a tenerli, poich?le belle placche sono innevate ed insidiose; in un passaggio obbligato su una cengia scomodissima, una cordata "tappa" la via, creando un ingorgo mostruoso. Non appena giunti in cresta, li superiamo con i nervi ormai fuori dalla giacca a vento, complice anche il freddo insopportabile. Ormai siamo vicini alla vetta, resta da percorrere la cresta finale, aguzza, con un passaggio su una cengia incredibilmente esposta: 3 metri sospesi nel vuoto, costretti a passare "a sbalzo" a causa della roccia che strapiomba ma che, fortunatamente, offre solidi appigli per le mani. Passandola mi soffermo a guardare il baratro alle mie spalle: adrenalina pura, ai limiti delle vertigini. Ormai ci siamo, l'ultimo castelletto di roccette ed ?vetta. Sette ore di salita, ma il bello deve ancora venire; ne siamo ben coscienti, infatti non indugiamo oltre prima di riprendere la discesa mentre la maggior parte delle cordate sta ancora salendo. Incontrati tre ragazzi di Como conosciuti la sera prima al rifugio, decidiamo di unire le corde per doppie pi?lunghe e rapide... mai decisione fu pi?balorda: la prima doppia, a causa del forte vento, va a finire in uno strapiombo e, nel recuperarla, si incastra. Rob ha il suo bel da fare per cercare di districarla. Si perde molto tempo. Finalmente riesce a calarsi fino ad un'altra sosta e posso scendere io a districare i restanti metri ancora incastrati. Dopo varie e lunghe peripezie riusciamo a giungere al Gabel. Da li in poi scendiamo abbastanza veloci (un po' a danno della sicurezza) e raggiungiamo la sospirata cresta nevosa di Q 3800 alle 18 in punto. Uno smottamento nel canale appena superato provoca un rombo spaventoso. Proseguiamo la celere discesa sapendo che arriveremo al rifugio alle ultime luci, ma va bene cosi; il restante tratto fino a Zermatt sar?solo una (lunga) formalit?alla luce delle frontali. Resta tempo, prima di montare sul ghiacciaio, per l'ultimo rischio fuoriprogramma della giornata: disarrampicando nel canaletto roccioso che segna il termine della cresta, si stacca una lama al la quale sono aggrappato... mezzo metro cubo di roccia si infrange mentre, con un riflesso che ancora non ho capito, resto aggrappato sull'altra mano riuscendo a spostare le gambe prima di venire colpito dal macigno...di solido gneiss. Mentre verso le 22 intravediamo le luci di una ancora lontana Zermatt, ci accorgiamo che alcuni alpinisti si stanno movendo sulla cresta da noi raggiunta alle 18:00...per noi ?stata lunga, ma per gli ultimi alla fine sar?stata un epopea.

La Rothornhutte

 






L'alba sul Monte Rosa

 






La parte rocciosa della Zinalrothorn da q 3800 circa

 






Le condizioni del versante di salita...

 






Dome sale il bel camino della variante alla salita

 






Dome verso la Placca Biner, oltre il Gabel

 






Dalla vetta, la cresta sommitale affollata

 






Dalla vetta, Cervino , Obergabelhorn e Dent d'Heréns

 

 

 

 

Dalla vetta, il poderoso Weisshorn e la Shaligrat

 

 

 

Rob scende la cresta nevosa di Q 3800

 

                                                                                                                                              by Domenico

                                                                                                                  
Partecipanti: Rob,  Dome

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