Posizionati sulla foto per visualizzare la didascalia                                           13/02/05 Dosso Pedalta

 

La base del canale senza nome

 

 

 

 

 






Ancora nella parte medioalta del canale

 

 

 

 

 






Inizia la discesa della Val Cremala

 

 

 

 

 






Autocelebrazione

talvolta capita di andare in luoghi conosciuti semplicemente perchè non si ha voglia di esplorarne di nuovi... talvolta può capitare che proprio nel posto più noto si possa scoprire qualcosa di inimmaginabile!

Il test di ieri sul mio stato di salute ha dato esito positivo, ma le previsioni di venti tempestosi per la giornata di oggi non lasciano molto spazio alla fantasia. Lorenz mi accompagna per l'ennesima uscita in Golem. Stavolta però l'intenzione è di salire per un versante molto poco frequentato, anzi, cercheremo il meno frequentato in assoluto se possibile.Da Pezzoro, 911 m,  portiamo brevemente gli sci in spalla, fino al secondo prato, per poi calzarli e far fatica a superare il passaggio che immette nella stradina; molte persone stanno già salendo attirate dal rally scialpinistico che ha qui luogo oggi. Tutti risalgono il ben pistato e ripido "ratù", come da manuale. Noi voltiamo verso Malga Gale, seguendo in falsopiano la comoda stradina tagliata a mezzacosta che la raggiunge. Mentre la percorriamo, passando ai piedi del severo versante nord del Guglielmo, cerchiamo la nostra via di salita. Quella è troppo facile, quella no, quella è la "normale" da nord... prendiamo a salire per un ripido pendio tracciando numerose diagonali nella neve farinosa profonda, nel bosco molto rado. Una volta superata la fascia di vegetazione, ci troviamo a dover scegliere la nostra via di salita. A destra il largo e ripido vallone che porta direttamente nei pressi del Pedalta, a sinistra il costolone noto come Sperone degli Apicoltori, sopra di noi una fascia rocciosa che è possibile aggirare mediante due canalini. Sembra essere la nostra via di salita: ripida quanto basta e non citata dalla nuova guida CAI-TCI. Calziamo i ramponi e "aggrediamo il canalino di sinistra, su neve molto compatta, a tratti cementata. Ci rallegriamo per le splendide condizioni nonchè per la pendenza , intorno ai 55°, e l'ambiente insolitamente selvaggio per la nostra montagna di casa. Tracciamo la nostra linea senza patemi, scegliendo i passaggi più diretti e divertenti, a volte delicati a causa della pochezza della neve. Perveniamo cosi alla breve crestina che adduce senza difficoltà alla larga dorsale sommitale, a poche decine di metri dalla nostra vetta, a 1956 m. Intanto vediamo frotte di scialpinisti fare a sportellate sul pendio sottostante il monumento del Redentore... Raggiunta la cima, ci affrettiamo nella discesa, sollecitati da alcune fastidiose raffiche di vento. Il programma prevede la celeberrima discesa lato ovest, verso Zone, e noi lo rispettiamo scrupolosamente. La neve è quella usuale su questo versante: trasformata, a biliardo, con  due dita di polvere riportata dal vento. Considerando che il pendio è ripido e uniforme e la qualità della neve è eccelsa, ci beviamo letteralmente  i 450 metri di discesa fino alla stradina che segna il consueto punto di ritorno. Ci fermiamo finalmente a trangugiare qualcosa, poi ritorniamo verso il crinale. La meta adesso è Castel Bertino, 1948 m,  che raggiungiamo un po' affaticati. Una breve pausa ed eccoci rinsaviti, belli carichi,  pronti ad affrontare la ripida discesa della Val Cremala, al secolo "canale del metanodotto". I primi metri, ripidissimi, sono da aggirare per mancanza di neve. Con un traverso leggermente esposto rientriamo nel canale e, senza tentennamenti, prendiamo a scendere su neve ottima, dura ma non ghiacciata. Il pendio è inclinato a 45°, Lorenzo mi ricorda, casomai l'avessi dimenticato, che in caso di caduta di uno dei due, ci saremmo rivisti circa 350 metri più in basso, dove il canale perde pendenza. Molto molto soddisfatti, raggiungiamo la stradina che taglia il versante nord a q 1500 circa, ma, invece che seguirla verso Malga Pontogna, decidiamo di continuare la nostra discesa nel solco artificiale del metanodotto, scendendo fino alla forra della Val delle Selle, a 1180 metri di quota. Adesso non rimane che risalire a guadagnare il sentiero che conduce al rifugio Cai Valtrompia. Nel fresco del pomeriggio, decidiamo di fare un ulteriore piccola risalita supplementare, fino ai 1400 m della base del "ratù", onde poter godere di qualche metro di discesa in più e molte centinaia di metri di mezzacosta in meno. Il restante tratto è totalmente privo di incognite, su neve battuta tipo pista di Montecampione e prati finali pelati tipo pista del Pezzeda. Giunti al Kanguro, osserviamo di non aver incrociato neanche una persona in tutto il giorno, mentre su altri versanti gli scialpinisti saranno stati varie centinaia tra appassionati ed atleti. In un inverno così, 8 ore passate sul nostro meraviglioso e "sconosciuto" Golem, meritano sicuramente un podio nella memoria.

Risalendo il canale nella parte mediana

 

 

 

 

 






Tratti di misto scozzese nella parte alta

 

 

 

 

 






Dentro il canale del metanodotto

 

 

 

 

 






L'intera discesa del metanodotto

                                                                                                                                                by Domenico

                                                                                                                  
Partecipanti:  Lorenzo,  Dome

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