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...tre
anni fa cercando informazioni in rete sulle condizioni del canale
del druet, ebbi la fortuna di conoscere un tal Riccardo Scotti,
con il quale ho condiviso diverse piacevoli avventure sulla neve e
pianificate molte altre. Il canale del Druet ha atteso
pazientemente per tre lunghi anni, poi all'improvviso, sabato sera
?spuntato fuori da una cornetta telefonica, come alternativa ad
un quasi certo Ponteranica. Abbiamo molti dubbi sulle condizioni
della neve, nessuno sulla meteo e ancora meno sulle nostre
condizioni. E' fatta: domattina il duo calabro-valtellinese si
ricomporr?per l'ennesima "dura orobica", la prima di
quest'anno, collaudati compagni di merende saranno il Paglia e
Lorenz. Avevamo
programmato un orario "cristiano", dato che la meta
doveva essere un modesto Pedena o un molto simile Ponteranica, con
finale mangereccio in qualche trattoria del fondovalle. Decidiamo
di mantenere invariato l'orario, pur sapendo che dovremo far
quadrare i tempi in modo ottimale per non tornare alle ultime luci
del giorno. Ritirato a casa sua il Nibi, facciamo conoscere al
Kanguro una delle valli pi?belle delle Orobie, un luogo di
impatto selvaggio, la Val d'Arigna. Incredibilmente al parcheggio
della centrale elettrica la temperatura non ?bassissima, il
termometro del Nibi segna -8°C, che data l'assenza di vento
risultano essere assolutamente pi?che tollerabili. Lo stesso
discorso non vale per l'acqua che scorre sulle strade, cos?la
mulattiera che si alza a tornanti dal parcheggio si copre di una
lastra di una quarantina di cm di spessore che ci costringe a
salire lungo il bosco. Poco pi?in alto possiamo calzare gli sci
e avviare una vivace conversazione (come di consueto) che si
prolungher?fino a quando la visione dello splendido nucleo delle
Baite Michelini non romper?la monotona visuale delle Retiche
pelate come pecore in agosto. Lo scorcio sulla testata della valle
?grandioso e ci spargiamo in diverse postazioni per immortalare
al meglio lo scenario con le nostre digitali. Il sole adesso ci
illumina e sembra addirittura che la temperatura sia gradevole.
Chiacchierando seguiamo una marcata traccia fino a quando ci
rendiamo conto di esserci spostati troppo rispetto alla linea di
salita al Druet. Poco male, voltiamo gli sci e risaliamo un
costone scomodo e ombreggiato, che ci porta ripidamente alla
traccia corretta. Si continua a salire su pendii sostenuti fino al
dosso sul quale alloggia l'Alpe Druet a circa 1800 metri di quota.
Peredendo pochi metri si traversa in direzione del bellissimo
vallone che precipita per 1000 metri dalla testata formata dalle
pareti delle Cime di Druet. La parte iniziale ?di modesta
pendenza e si affronta con aggressivit? Quasi subito per?il
pendio si impenna per mantenere un'inclinazione prossima ai 35?
per circa 600 metri. Gli ultimi 100 metri, prima del
"pianerottolo" sottostante la vedretta dei Vagh,
sfiorano i 40? Siamo infreddoliti e affamati, ci spostiamo
quindi sul settore di sinistra di questo balcone, dove il sole
riesce a penetrare le scoscese pareti circostanti. Lorenzo
controlla assiduamente il termometro del Nibi, che segna al sole
2°C! La sosta non dura molto, la cima ?ancora lontana. I 300
metri che ci separano dalla base della parte che segna la testata
del vallone risultano essere particolarmente faticosi, a causa
della neve ventata dura che non consente una salita regolare.
Soffriamo anche per la temperatura gelida, essendo questa parte
quasi tutta in ombra. Finalmente raggiungiamo la base del canalino
finale, al sole. Il calore sembra avvolgerci, ma la temperatura
reale ?di 12°C sotto lo zero! Ricky non ?molto convinto,
Paglia non ha la piccozza, io in pieno stile dittatoriale li
"invito" a seguire me e Lorenz in vetta! La prima parte
del canalino ?facile e pistata, poi, oltre una strozzatura,
diventa ripido (50? e ghiacciato. Cedo la mia piccozza al
Paglia, seguendolo a ruota per supportarlo. Il pendio in seguito
si adagia leggermente per poi riimpennarsi in prossimit?della
cresta finale. Dall'uscita, in breve, per facile cresta nevosa, si
giunge alla vetta. Il panorama ?come sempre stupendo, la
visibilit?ottima, il cielo blu.... sentiamo la montagna tutta
nostra, dato che gli ultimi tre scialpinisti incrociati durante la
salita sul ghiacciaio, sono ormai fuori visuale. La goliardia ci
pervade per un attimo, poi richiamo tutti all'ordine affrettando
la discesa che, so gi? sar?lunga e delicata. Invito Lorenz a
scendere direttamente dalla cima verso il canale di salita,
saggiando la neve con ramponi e piccozza. Il Nibi lo segue
timidamente e io precedo il Paglia palesemente
"perplesso" riguardo la discesa. Un traversino
ghiacciato ?la parte pi?impegnativa del canale. Mi sento
responsabile per aver convinto Paglia e Nibi a seguirci e
propino loro una valanga di consigli e dritte per muoversi al
meglio su questo tipo di terreno tecnicamente impegnativo.
Fortunatamente va tutto bene (anche a me piccozza-free) e
raggiungiamo la base del canalino. E' fatta? Macch? Ci attendono
oltre 1700 metri di sciata che non sar?certo di prim'ordine,
sebbene a tratti divertente, che metter?a dura prova sopratutto
la muscolatura del Nibi, poco allenato in questa stagione.
Raggiunta la parte terminale della stradina, ci accorgiamo che
qualcuno ha posizionato una corda fissa per agevolare la discesa
sulla lastra di ghiaccio. Finalmente, dopo 9 ore, guadagniamo le
portiere del Kanguro e la lunghissima strada del ritorno a baita.
Un altra "dura orobica" ?in saccoccia!
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