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Quando si ha la
fortuna di conoscere molte persone che condividono la tua
passione e i tuoi interessi, non si corre quasi mai il "rischio"
di non saper cosa fare... cosi anche se le idee si accavallano e
la decisione non spicca il volo, non si ha altro da fare che
contattare qualcuno. In questo caso la solita Fedora ha dato
l'input necessario.
Sembrava che ormai nessuno
avesse voglia di muoversi per questo sabato. Eppure le
previsioni sono ottimistiche. Io sono già d'accordo con Fedora
per un gitone in Vallee, anche se i miei soci tardano a farsi
sentire. Entro la serata di venerdi, alla fine, una "macchinata"
di baldi scialpinisti si da appuntamento per la partenza. La
meta è la Valpelline, con tappa ad un'autogrill per
recuperare Fedora e Ivan che ci aspettano. Dopo alcune peripezie
di tipo meccanico, raggiungiamo la frazione di La Ferrera dalla
quale si diparte il nostro itinerario. Scinspalla ci
incamminiamo per il comodo sentiero che, lungamente, dopo circa
500 metri di salita, ci conduce ai campi innevati al cospetto
della nostra poderosa montagna. La salita con gli sci inizia
abbastanza "soft" (non prima di una discreta ravanata nel bosco)
su pendii di modesta pendenza, molto ampi. Ben presto però le
ben note difficoltà della salita, ci si pongono davanti, sotto
forma di ripidi canali parzialmente lavorati dalle scariche e
neve ghiacciata. Rimontiamo faticosamente un primo canale che
conduce ad un piano inclinato a rischio slavine e ad un altro
canale con neve parzialmente crostosa. All'uscita di quest'ultimo,
a circa 2900 m, la quantità di neve fresca al suolo comincia ad
essere palpabile. Una spanna che presagisce una sciata
strepitosa, grazie anche alla quasi assoluta mancanza di tracce
sui pendii. Infatti un solo scialpinista ci ha preceduti,
probabilmente il giorno prima. D'avanti a noi adesso il comodo e
candido ghiacciaio si alza in lieve pendenza fino a circa
3200 m, dove inizia la ripidissima "pala" che adduce al canalino
finale che porta alla vetta. Il vento ha parzialmente cancellato
la traccia e Fedora provvede a ridisegnarla. La neve fresca
comincia ad avere spessori importanti, fino ad arrivare ai 40cm
nella parte alta, e rendendo faticosa la progressione. Pochi
metri prima della fine del canale Fedora devia a sx portandosi
sul ripido versante occidentale della montagna. Da qui è però
impossibile continuare con gli sci, cosi dopo un consulto
decidiamo di spallarli e rimontare l'erto ed infido pendio che
conduce alla vetta. Dalla stretta sommità si gode di un
bellissimo panorama sui colossi del Rosa e del Vallese, su tutti
il Cervino, la Dent Blanche e la Dent D'Heréns. Non indugiamo a
lungo a causa di freddi aliti che ci rammentano, tra le altre
cose, l'ora tarda e il lungo tragitto ancora da compiere per
rientrare alla macchina e a casa. Mentre scendiamo a piedi verso
gli ski depositati 20 metri più in basso, Rob sbuca fuori dalla
traccia di salita, dopo essersi attardato con la Saby. Fedora lo
aspetta in vetta mentre io Aurelio e Gianfranco raggiungiamo il
punto dove poter mettere gli sci ai piedi, dopo un breve
passaggio roccioso. Comincia la discesa; rompo gli indugi e
prendo a scendere sul pendio inizialmente molto ripido (sui 40°
circa) con 40/50 cm di neve farinosa. Man mano che ci si abbassa
la pendenza diminuisce e la quantità della neve fresca diventa
indirettamente proporzionale alla sua qualità: verso i 3300
circa 30 cm di polvere fantastica, poi una spanna leggerissima
su fondo trasformato per tutto il ghiacciaio. Una discesa da
sogno, ricamando a piacere i candidi pendii. Vinto il tratto più
ostico con neve leggermente crostosa tra i 2900 m e i 2700 m, la
discesa riprende veloce su firn perfetto fino a raggiungere il
tratto di bosco da ravanare in salita, a scaletta, per
guadagnare il sentiero che scinspalla ci ricondurrà, dopo quasi
9 ore al deserto piccolo parcheggio della frazione di Pouillaye.
E' incredibile come per tutto il giorno non si sia vista l'ombra
di un escursionista in un luogo così bello e in queste splendide
condizioni. Certo, a noi non dispiace, anzi: il superassortito
gruppo (2 bergamini, gavardino, bresciana, ospitalettino,
bedizzolese e reggino) saranno lieti di ritrovarsi ad arare per
primi! |






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