Posizionati sulla foto per visualizzare la didascalia                             22/04/05 Traversata del Cevedale

 

Poco dopo la partenza il panorama diventa interessante....





Bella veduta sulla Val Martello con il Rif. Nino Corsi in primo piano





...e la meta è sempre li....ma che giro per raggiungerla!!!





Maestoso: il Gran Zebrù





Il rifugio Casati nella più classica delle pose, con il Gran Zebrù alle spalle





Dalla vetta panorama su Ortles-Gran Zebrù





Scendendo i pendii orientali della Zufall Spitze





In vista del rifugio Martello

A lungo abbiamo atteso questo ponte del 25, speranzosi di poter effettuare una bella salita a qualche gigante delle Alpi. Un dispetto dell'Atlantico invece farà saltare tutti i programmi, ma, col tempismo di un cronografo, in un giovedi pomeriggio si "crea" la gita su misura, sfruttando la finestra di bel tempo limitata al giorno successivo.

Certo, non tutti possono organizzarsi nel giro di 24 ore per poter partire in un giorno feriale. Fortunatamente le circostanze lo permettevano a me Rob e Claudio. Il numero esiguo (poca brigata, vita...) di partecipanti permetteva quindi mete ambiziose. Per esigenze logistiche puntiamo al Cevedale versante Alto Adige. Lungo, il viaggio... lunghissima, la salita. Una breve notte insonne e 4 ore di viaggio e il Kanguro ci deposita al termine della strada della Val Martello. Le nubi e la pioggia del Trentino, restano confinate e il sole splende sulle nostre teste. Partiamo sciaipiedi su buona mulattiera abbondantemente pistata e risaliamo i declivi sottostanti il rifugio Corsi. A dispetto del parcheggio pieno zeppo, solo altri 2 scialpinisti condividono la nostra salita. Superato il rifugio, ci inoltriamo nella vallata, ancora titubanti sull'itinerario da seguire: il più diretto, sui pendii orientali della Zufall, o quello "eterno" sulla Vedretta Lunga? Al bivio i dubbi si dissipano: gli altri due ragazzi puntano a sinistra, verso la Cima Marmotta e noi, vinti da euforia traversatoria, proseguiamo sul fondo della valle verso un lontanissimo rifugio Casati. Avevamo deciso di comune accordo (...io non avevo mai visto il Casati) di effettuare la lunghissima traversata salendo per la via normale che si diparte dal Casati per poi scendere dal versante opposto. E sia; armati di pazienza affrontiamo i lunghi pianori intervallati da modestissime salite, fino a raggiungere il ghiacciaio. L'ambiente è a dir poco grandioso, sorprendente! La giornata splendida e la neve fresca contribuiscono a renderlo fantastico. L'isolamento è palpabile: noi 3, altri 2 puntini ben più avanti e altri due ancora sul versante opposto al nostro. Il ghiacciaio ha una pendenza regolare e dolce, cosicché la traccia lo risale dritta, senza affanni.  Il vento intanto spazza i crinali più alti, mantenendo il clima rigido e l'aria tersa. Certo non sembra aprile inoltrato! Dopo ore di marcia, raggiungiamo finalmente il Passo del Cevedale a oltre 3200 metri di quota. Su questa vasta spianata fa bella (?) mostra di se la ciclopica costruzione del rifugio Casati, con annessa baraccopoli risalente ai tempi della prima grande guerra. Un diroccato pilone di uno skilift testimonia un vergognoso sfruttamento unilaterale dell'uomo nei confronti della montagna... Il luogo è animato. Colonie di piccoli puntini provenienti sopratutto dalle steppe nordiche, vagano per queste distese glaciali. Non si può parlare di traffico, considerato anche il giorno lavorativo.  Claudio intanto comincia ad accusare un palese stato di sottoallenamento. Rob prosegue la sua marcia tranquilla, mentre io cerco di cadenzare il passo a beneficio del mio compagno affannato. Man mano che si sale, in verità molto lentamente complice la pendenza infima, consulto il mio appannato Suunto per riferire l'incoraggiante dislivello mancante alla ben visibile sommità. Perveniamo così ai piedi della paretina finale che, sebbene poco innevata e con diffuse lastre di ghiaccio, ci conduce con attenzione alla cresta finale. Il vento adesso soffia fastidioso, gelido. Aspetto Claudio protetto dal labbro del crepaccio enorme apertosi sulla cresta longitudinalmente ad essa. Ormai mancano pochi minuti alla cima ci siamo, anche se negli ultimi passi siamo maltrattati da un vento pungente che ci brucia la faccia.  La sosta in cima, semiprotetti dalle roccette, è comunque breve. Decidiamo di scendere attraverso i ripidi pendii orientali della Zufall Spitze. Traversiamo quindi verso est e contorniamo la spalla del Cevedale fino a doppiarne la cresta sud. Togliamo gli sci per un breve tratto su sfasciumi e ci caliamo nell'ampio anfiteatro che da il via alle danze. In verità i primi 300 metri sono appena sciabili, a causa del vento che ha "ingessato" la neve. Poi man mano che scendiamo la situazione muta favorevolmente e le nostre solette si deliziano su firn ricoperto da una spanna di fresca. Fa sempre effetto poter tracciare le proprie curve su distese candide, ti fa sentire un pioniere. Raggiunto il rifugio Martello, non vi è più un centimetro di neve non tritata essendo questo tratto in comune con la Cima Marmotta. Scendiamo quindi su pista tracciata fino a guadagnare il sentiero di fondovalle che, ormai rigelato, ci conduce nuovamente al parcheggio. Giornata splendida.

Proseguendo, poco prima del rifugio Corsi





Uno sguardo alle spalle... camminiamo da ore ma siamo ancora lontanissimi dalla meta!!!





E inoltrandosi in un ambiente stupendo, ad un tratto appare "lui"





Le vaste distese glaciali a nord del Cevedale





La paretina finale del Cevedale, in perfette condizioni, o quasi...





Dalla vetta panorama su S. Matteo-Tresero





Neve fantastica, sciata superba!





Ormai sul sentiero di ritorno al fondovalle.

                                                                                                                                              by Domenico

                                                                                                                  
Partecipanti: Rob, Claudio, Dome

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