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L'indecisione
la fa da padrona per questa che potrebbe essere l'ultima scialpinistica di questa altalenante stagione. Dubbi riguardo la
tenuta della meteo, dubbi sulle condizioni di innevamento, dubbi
sulle condizioni fisiche, non al top come negli scorsi anni. Ma
tant'? si parte e se ?il caso si soffrir? non sia mai di
dover rinunciare solo per paura di dover soffrire un po' la
fatica...
Le nuvole basse del primo
mattino non sono granch?incoraggianti. Ma l'esperienza insegna
che in queste situazioni il limite della nuvolaglia
generalmente rimane confinato alla valle centrale o, al pi?
alle quote medie delle vallate pi?alte della Val d'Aosta. E
cos? una volta raggiunto il desolato parcheggio di Stafal,
frazione di Gressoney la Trinit? il cielo presenta ampissimi
squarci di sereno, ed una brezza frizzante promette totale
rasserenamento. Lo stato d'animo migliora improvvisamente e
anche il pensiero dello zaino-zavorra sparisce. Ci incamminiamo
lungo la solita pista da discesa che conduce al Gabiet. Il
sentiero ripido non crea problemi fisici e la vista della neve
sulle altre montagne ci fa capire che oggi non avremo da portare
gli sci nello zaino per molte ore. Giunti alla conca della
dighetta abbandoniamo il sentiero estivo per dirigerci verso le
prime lingue di neve a 2500 metri. Calziamo gli sci e risaliamo
il breve ma ripido "Canale dell'Aquila" che adduce rapidamente
alla lunga vallecola che sbocca direttamente al rifugio Citt?di
Mantova. L'ultimo ripido tratto mette a dura prova le gambe di
Claudietto, mentre Rob e Andrea salgono spediti. Poco dopo siamo
anche noi al rifugio, L'invernale ?occupato da 8 scialpinisti
stranieri che hanno scambiato il rifugio per un luogo di
villeggiatura... decidiamo di proseguire per il Gnifetti, poco
pi?in alto, che dovrebbe essere vuoto. Una volta arrivati alla
scaletta metallica che permette di superare le rocce sulle quali
?posto il rifugio, vediamo che una squadra di operai al
servizio del simpatico Gildo (il rifugista), sta effettuando
lavori di ristrutturazione alle pareti esterne dell'edificio.
Immediatamente si crea un clima di cordialit?e Gildo ci offre
un tavolo all'interno e la possibilit?di dormire in una
accogliente cameretta. Praticamente abbiamo il rifugio tutto per
noi: saliamo alla legnaia e facciamo scorta di materia prima per
accendere la stufa, la notte si preannuncia freddina. Il
pomeriggio trascorre tra chiacchiere e preparativi per la cena.
Poi da una scatola spunta una televisione... Tre uomini e una
gamba ci fa sbellicare dalle risate. Intanto fuori nevica. La
notte una ronfata generale ci rigenera nel corpo e la mattina
ampie schiarite nel cielo rinfrancano lo spirito. Con calma
facciamo colazione e, dopo aver salutato gli occasionali
compagni di viaggio, partiamo alla volta del rifugio Regina
Margherita, il pi?alto delle Alpi. Il sole gioca a nascondino
con le nebbie e le nuvole, ma la giornata rimane buona fino alla
fine. Durante la salita Andrea si stacca dal gruppo per mettere
nel suo personalissimo carnet la Piramide Vincent e la Punta
Parrot. Giunti al Colle del Lys il vento inizia a soffiare
deciso e il cielo si scopre definitivamente. La nevicata della
notte ha incrostato abbondantemente la parete della Dufour,
nostra meta iniziale. Al Colle Gnifetti ?una vera e propria
tormenta. Spalliamo gli sci e calziamo i ramponi. Piccozza in
mano affrontiamo il ripido pendio ghiacciato che porta al
rifugio. Il vento e il ghiaccio si fanno complici dello zaino
ulteriormente affardellato dal peso degli sci che fanno da vela
per procurarci le ultime pene della salita. Finalmente possiamo
far riposare le ossa, al riparo dell'accoglientissimo locale
invernale. Anche qui verifichiamo la totale mancanza di rispetto
dei frequentatori del rifugio (in gran parte stranieri/francesi)
nei confronti di esso: sacchi stracolmi di immondizie di ogni
tipo disseminati in cucina, nell'angolo cottura e addirittura
nel dormitorio. Facciamo un po' di ordine quindi accendiamo la
stufa a gas: la temperatura ?abbondantemente sotto lo zero e il
vento sembra voler scardinare da un momento all'altro i
serramenti del rifugio. Andare a prendere la neve per preparare
la cena e le bevande ?una vera impresa. Impossibilitati a
muoverci trascorriamo il tempo cucinando spuntini e preparando
continuamente infusi di ogni tipo. Le immagini del tramonto sono
mozzafiato. Abbiamo il rifugio tutto per noi e la sensazione di
isolamento ?tangibile e inusuale per il posto, pi?volte visto
brulicante di escursionisti provenienti da ogni dove. Arriva
anche il momento delle nanne che, haim? si riveleranno un
calvario per tutti. Tutti? Beh, Claudio dorme della grossa,
Andrea non si lamenta pi?di tanto, io e Rob sembriamo morsi da
una tarantola. Alle 04:00 decido di andare in cucina e preparo
l'ennesimo beverone. Il vento ?diventato furioso, il rifugio
trema e il rumoreggiare delle lamiere ?inquietante. Fuori dalla
finestra le sagome delle montagne circostanti disegnano uno
scenario indimenticabile. Alle 06:00 ritorno a letto e
finalmente riesco a dormire, per quel poco che rimane. Alla
sveglia un esercito di zombie scende le scale del rifugio e
trova Claudio allegro e pimpante intento a preparare la
colazione. Purtroppo l'intensit?del vento non ?calata, l'altra
faccia della medaglia ?un bellissimo cielo terso. Terminati i
preparativi per la discesa, Rob allestisce una calata in doppia
dai tiranti del rifugio. Il vento ?davvero furioso. Una volta
al colle possiamo finalmente iniziare la nostra sciata, avendo
ovviamente deciso di soprassedere alle salite di Zumstein e
Dufour. A parte il primo tratto in falsopiano lastricato dal
vento la discesa si rivela splendida su una buona spanna di
polvere sottilissima poggiata su fondo duro. All'avvallamento
posto sotto il Colle del Lys ripelliamo e puntiamo alla base del
Corno Nero. Ci rendiamo subito conto che salire il breve ma
ripido scivolo ghiacciato non sar?uno scherzo, il vento lo ha
levigato a dovere. Dopo un primo tentativo sulla destra,
proviamo a salirlo sulla sinistra prima su ghiaccio, poi su
roccia dove troviamo, a non pi?di 5 metri dalla madonnina
sommitale un passo duro, che ci fa perdere molto tempo. Il
freddo intanto ci ha intirizziti al punto di rinunciare alla
vetta e, con un paio di doppiette, riguadagniamo gli sci, al
sole! Adesso ci aspetta solo e soltanto goduriosa discesa. Come
al solito i pendii sono perfetti per lo sci e assolutamente non
tracciati da altri scialpinisti. Passiamo senza fermarci dal
Balmenhorn e poi d'avanti al rifugio Gnifetti. Il pendio da
questo al rifugio Mantova risulta particolarmente esaltante.
Riusciamo nonostante lo zaino abnorme a goderci la discesa
(grazie anche ad un trucco di "impostazione" scoperto durante la
discesa) che si prolunga, per vallette e canalini, fino alla
strada sterrata che collega l'Alpe Lavetz al Gabiet. In pratica
oltre 2000 metri di strepitosa sciata di fine stagione. Il
restante tratto a piedi fino a Stafal ?poco pi?di una
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