Numero 323
Nome simon
Posta elettronica simonsimon@libero.it
Nome gita Badile (fuga verso l'alto)
Data 24/12/04

Regione

Lombardia
Via di salita canale nord, quello di dx
Partenza Cimbergo, vallecamonica
Quota partenza 1100
Quota arrivo 2400
Dislivello effettivo 1300
Difficoltà D
Specifica difficoltà 50°III
Rifugio -
Attrezzatura consigliata meglio due picche
Rischio valanghe 0
Condizioni itinerario Ottime
Valutazione itinerario Eccezionale
Commento Dopo aver perlustrato nell'ultimo mese tutti i canali del Sablunera (magnifici), oggi pomeriggio è stata la volta di un giro esplorativo al selvaggio versante nord del Badile, che presenta, al di sotto della cengia della normale estiva, un versante ripido ed articolato di costole e canali. Arrancavo nella neve fino a mezza coscia, risalendo il pendio che, dopo che il sentiero devia in orizzontale a destra (cartello CAI), va a morire contro alte pareti calcaree. Tra queste ed un avancorpo a sinistra, coperto di vegetazione, doveva esserci, ed era la scommessa, un passaggio per accedere al mondo di canali sovrastante. Infatti, eccolo! un canalino nascosto, a sx, ripidissimo (75°) e lungo 20mt, di erba e neve, dura al punto da cigolare sotto i ramponi. Lo risalgo con entusiasmo, fra spaccate ed appigli sfuggenti da afferrare con la mano sprovvista di picozza, fino a giungere in piena parete aperta, nel dedalo di canali osservati spesso da lontano. Noto con piacere che questi sono formati per lunghi tratti da neve dura, dove lo scarpone non sprofonda che per pochi cm, ma sono però interrotti da salti rocciosi molto ripidi ed ostici, dove il rampone gratta ma non morde, e l'alpinista teme di essere risucchiato in basso, giù lungo il canale, fino al saltone di roccia... Provo a mettere (con manovra laboriosa) le scarpe da trekking per arrampicare lungo la costola, spazzata della neve. Ma l'esperimento fallisce e mi terrorizza: sono placche più delicate del previsto, costituite da roccia che sotto la suola si sbriciola, e le mani dopo un minuto di contatto con essa sono già semicongelate. Di nuovo rimetto scarponi e ramponi. Tornare indietro? non se ne parla, impossibile fare a ritroso il couloir iniziale con una picca sola... L'unica uscita è verso l'alto, a incontrare la cengia della normale, costi quel che costi. La cosa favolosa che scopro è che i risalti di roccia sono cosparsi di toppe erbose congelate, dure al punto da accettare il colpo di picozza come se fossero buon ghiaccio di cascata, e da costituire anche un sicuro appoggio per il rampone. Provo con circospezione, e la cosa funziona. Via il primo salto; pendio di neve; via il secondo salto. Si va!! In questo modo superare i temuti gradini rocciosi diventa un entusiasmante gioco, dove il proposito di stamane (di non salire dove non si sia in grado poi di ridiscendere in eventuale ritirata) è stato completamente accantonato in favore di una esaltante corsa a perdifiato, una vera e propria "fuga verso l'alto". Mi infilo in uno stretto couloir, ostruito da una specie di seracco di neve dura alto due mt, che mi costringe a lavorare in opposizione sulle pareti. Superatolo, l'esaltazione è al massimo, gonfiata anche dal rosso di uno splendido tramonto sul versante opposto della valle, che lascia riconoscere in lontananza anche l'Adamello. I click si sprecano. Riparto a fionda e mi sciroppo anche due successivi risalti rocciosi, oltre i quali la parete si raddrizza in modo preoccupante. Che cazz...? I conti non tornano. Trasecolo, mi rendo conto di avere già superato da più di 100 mt l'intersezione con la via normale e di star scalando la parete alta! Sopra di me, l'unica soluzione che presenti un rischio accettabile è raggiungere, con un breve traverso verso dx, la grande fenditura che separa la cima principale dall'anticima ovest. E lungo questa in vetta, certo. A questo punto voglio sbucare in alto. Ma lungo la fenditura l'orografia mi riporta alla realtà: è chiusa nella sua parte alta da un camino strapiombante alto 15 mt... SOB! L'inevitabile ritirata (data anche l'ora tarda e lo stomaco vuoto) mi porta a scendere lungo la fenditura, fino a riconoscere, al suo termine, una bandierina del sentiero estivo. Nella neve fino al ginocchio, scollino dalla finestra della Fasa, ancora illuminata dal riverbero del crepuscolo che proviene da sud-ovest. E poi giù, ad incontrare, al grosso abete, le tracce che mi presi la briga di battere in salita lungo il sentiero 20gg fa. Finalmente al Volano, la brina che ricopre la neve scintilla in mille luci, illuminata dalla luna. Come anche la nord del Badile, che mi sorprendo a considerare un grandioso terreno per future avventure.
Data immissione 24/12/2004 22.59.26

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