Numero report: 162
Nome: Franz Rota Nodari
Indirizzo posta elettronica: rotanodari.f@irea.cnr.it
Gita: Tre Cime di Lavaredo
Data: 15/08/2005
Regione: Veneto
Via di Salita: Vie Normali da sud
Località partenza: Rifugio Auronzo (strada da Misurina)
Quota partenza: 2340
Quota arrivo: 2999
Dislivello: 2000
Difficoltà: AD+
Pendenza Gradi: --
Difficoltà Roccia: IV
Rifugio di Appoggio: Rifugio Lavaredo
Attrezzatura Consigliata: Serie completa di nuts e friends, casco, martello e tre o quattro chiodi di tipo universale. Corda 50 m sufficiente.
Rischio Valanghe: 0
Condizione Itinerario: Ottime
Valutazione Itinerario: Eccezionale
Commento: Eccoci finalmente anche quest’anno alla tanto agognata settimana di arrampicate dolomitiche. Dopo il Brenta della passata ‘’edizione’’, la nostra meta è stavolta la zona di Ampezzo e di Sesto a cavallo tra Veneto e Alto Adige. Cambiano i compagni, ma l’entusiasmo e la voglia di conquistare sono sempre al massimo. Partiamo sabato 13. Recuperatomi in quel di Bergamo, col buon Catena siam sotto il sole cocente ad aspettare al casello di Rovato il perennemente ritardatario Paglia. Formata la macchinata a tre siam ora diretti all’Autobrennero. Le previsioni di traffico eran poco rassicuranti nei giorni passati, ma quelle del giorno stesso danno traffico solo fino ad Affi. Una gran bufala: da Affi fino a Trento procediamo a singhiozzo a non più di 30 km/h alternando statale ad austostrada tra le imprecazioni del Catena. Giunti a Trento, non potendone più, optiamo per la Val Sugana, Feltre, Belluno e Auronzo. Viaggio interminabile (400 km in 8 ore!!!!). Quando alle 20 siam al Rifugio Auronzo pagato il profumato pedaggio, sta anche diluviando! Preparatici alla bene meglio, ci incamminiamo: il mio zaino pesa 33,5 kg!!!! Giunti al Rifugio Lavaredo, una veloce cena e siam in branda speranzosi. L’indomani tempo inizialmente discreto (cappa di nuvole oltre i 2500, ma azzurro all’orizzonte), partiamo ben convinti per la CIMA OVEST, 2973 m. Risalito il faticoso canale ghiaioso tra la suddetta e la Cima Grande, giungiamo ai bolli della normale. Ci imbraghiamo e attacchiamo. L’itinerario ben segnalato da bolli arancioni fa degli strani giri su per il canale tra rocce di II e ghiaie. Il percorso è contorto e complicato ma procediamo veloci. Un caminetto di II+ ci richiede un attimo di attenzione in più ma la corda rimane ancora in saccoccia. L’esposizione aumenta creando qualche disagio al buon Paglia. Eccoci con scorci sempre più ampi al muretto di III+. Vengo assicurato e lo supero con facilità, d’altronde gli appigli abbondano. Un altro muro di II definito delicato tuttavia sembra insuperabile senza un cordino in loco. Finalmente alla croce di vetta, la visuale sulla Grande ci è negata, ma a nord godiamo di un buon panorama. Fatte le foto di rito cominciam la discesa. Giunti all’attacco comincia a piovere e siam immersi nella nebbia. Giungiam alla stradina di corsa tra gli occhi atterriti dei vari turisti presenti. Le scarpette sono rimaste nel sacco (inutili). Torniamo al rifugio e ceniamo. Fuori il diluvio. L’indomani tempo sereno, ma già minacciosi nuvoloni all’orizzonte. Siam nel canale tra la CIMA GRANDE 2999 m e la Piccola. L’attacco della rampa è evidente nonostante la mancanza dei ‘’promessi’’ segnali. In breve sempre in libera con passaggi di I, II e II+ siam alla forcella presso la Piramide. Di qui, anzichè proseguire per il sentierino lungo la cengia superiamo la variante di III- sempre in libera. Dopo altri passaggi divertenti siam al passaggio chiave: un umido camino di III+ che superiam tutti con atletico e buffo movimento (stavolta corda d’obbligo, ma scarpette nello zaino). Ancora II e siam alla cengia donde girato un versante per gli ultimi caminetti siamo alla croce. Comincia a nevischiare ma poco ci preoccupiamo e dopo aver sgranocchiato qualcosa cominciam la discesa con il ritorno del sole. Soddisfazione grande anche se il Catena soffre un po’ per il modo un po’ insicuro del Paglia di superare certi passaggi in libera...Ritornati alla base e al rifugio, al reclamo circa la mancanza di verticali del Paglia, questi risponde con la frase ormai divenuta storica: ‘’Eran già troppo verticali loro!!!’’. In serata giunge anche il grande Daverose. Dopo un diverbio con le rifugiste che con non poco inganno ci fan pagare anche le colazioni non consumate (stava scritto nel regolamento, da noi tacitamente accettato) ci corichiamo. La mattina seguente il cielo è grigio. Al suonar della sveglia, Il Catena, che assalito dagli incubi della salita precedente e dalla ‘’motosega’’ di qualcuno non ben precisato...(ma immaginabile...) non ha chiuso occhio, rimane nascosto sotto le coperte. Il Paglia non si lamenta più di tanto per la mancanza del socio e solo io e Davide ci incamminiamo verso la CIMA PICCOLA 2857 m. Nevischia, ma Davide è fiducioso nel miglioramento che avverrà in giornata; unica nota dolente iniziale un forte vento che non ci tocca perchè quasi sempre protetti che ci infastidisce e deconcentra per l’assordante sibilo. L’attacco è poco oltre quello della Grande e il primo tratto abbastanza facile (I, II), ma una ‘’variante del Franz’’ un po’ esposta mi fa utilizzare la corda per assicurare l’entusiastico Davide al motto ‘’Franz, sapessi quanto mi costa (salire in libera): ho la mia mogliettina a casa!!!’’. I passaggi si fan più difficili e le protezioni diventano d’obbligo anche per me. Giunti ad una caratteristica nicchia, uno strapiombetto di III e siam all’inizio della mitica Traversata di Parete, ovviamente ribattezzata Traversata degli Dei. 80 metri di terrazzino orizzontale di mezzo metro senza un granchè di appigli e soprattutto con due soli chiodi e zero possibilità di protezioni volanti. Per evitare un antipatico pendolo (comunque improbabile vista la semplicità del passaggio, ma psicologicamente agghiacciante, viste anche le maledizioni di una persona innominabile...) pianto due chiodi che lasciamo in loco. Il vento poi, pur non creando problemi sbatte contro le pareti della Grande provocando un frastuono altamente deconcentrante. In seguito, dopo un po’ di dubbi sulla correttezza dell’itinerario, i muretti di III sono numerosi, in grande esposizione ma facilmente superabili: ovviamente zero chiodi e friends a go-go. Giunti alla base della cuspide sommitale un bel sole caldo ci riscalda finalmente. Un delicato traverso di III+ e siam sotto il famoso camino Zigmondy. Il passaggio di IV+ un po’ atletico ma non impossibile ci consegna senz’altro alla vetta dove la soddisfazione è massima. Le 12 doppie di discesa verticali per un itinerario differente e il canale insidioso finale saranno la giusta conclusione di una troppo lunga giornata, dai toni molto esaltanti che vede il battesimo di Davide a difficoltà più alpinistiche che non tecniche. Peccato per i suoi piedi e un po’ il suo fisico distrutto da quest’esperienza...Tornati al rifugio dove i nostri due soci ben riposati ci attendono desiderosi del nostro report...ci incamminiamo verso il rifugio Pian di Cengia dove tra una cosa e l’altra giungiamo con una fantastica luna piena alle 22. Il tempo di un panino e tutti in branda. L’indomani (mercoledì 17 agosto) salta la Croda de Toni e si opta per una facile escursione per le ferrate del MONTE PATERNO 2744 m. Peccato che sia proprio (C.V.D.) la giornata più splendente e più a lungo stabile della settimana!!! Il buon Davide tuttavia declina anche questa opzione e si gusta la pace e l’accoglienza del buon rifugio. Il giorno seguente ci aspetterà una dura faticaccia...
Data inserimento 23/08/2005 13.17.23

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