Numero report: 163
Nome: Franz Rota Nodari
Indirizzo posta elettronica: rotanodari.f@irea.cnr.it
Gita: Croda dei Toni
Data: 18/08/2005
Regione: Alto Adige
Via di Salita: Via normale e varianti
Località partenza: Dal Rif. Auronzo al Rif. Pian di Cengia
Quota partenza: 2500
Quota arrivo: 3094
Dislivello: 700
Difficoltà: AD
Pendenza Gradi: --
Difficoltà Roccia: III
Rifugio di Appoggio: Rifugio Pian di Cengia
Attrezzatura Consigliata: Serie completa di nuts e friends, chiodi (usati una quindicina) e martello, corda 50m sufficiente, casco, no scarpette.
Rischio Valanghe: 0
Condizione Itinerario: Ottime
Valutazione Itinerario: Eccezionale
Commento: La sveglia suona molto presto al Rifugio Pian di Cengia. Tutti dormono profondamente, chi al piano superiore chi a quello inferiore. Molta gente si gira dalla parte opposta infastidita dalla luce delle frontali. D’altronde non sono in molti quelli che vengono a questo rifugio per far la Croda dei Toni. La maggior parte sono turisti o trekkers. Ciò non è dovuto alla qualità della meta che è quasi più bella delle vicine e più famose Tre Cime, ma per la complessità della salita, per la lunghezza, per i pericoli oggettivi (vedi un po’ il nome...)...In ogni caso siam ben in sette a far colazione fuori (dentro non c’è un buco libero e la gente dorme) al freddo pungente delle 4e30 del mattino. Siam noi 4 (io, Catena, Paglia & Daverose), finalmente tutti assieme dopo le Tre Cime dei giorni scorsi salite alternati, e tre veneti conosciuti la sera prima. La luce delle frontali ci ritorna in faccia per la nebbia fitta. Dopo l’attesa del solito Paglia che ad un certo punto sparisce alla vista...siam lungo il nuovo (3 settimane) sentiero attrezzato che porta all’attacco e al Bivacco De Toni. Ci è da guida in questo tratto Davide che è stato in perlustrazione il giorno prima mentre noi altri eravam al Paterno a far la coda...Camminiamo inconsapevoli del vuoto sotto di noi. Unica percezione di questo qualche sassetto che smuovo e del quale non sento il tonfo. Quando però comincio a veder di più per l’approcciarsi del giorno maledico quel momento e benedico l’oscurità che non mi permetteva di vedere lo strato denso di nubi che copre tutto e non permette di vedere né le cime né le valli. Ma il Davide è fiducioso..e crediamogli. Giungiamo alla cengia di attacco. Sono avanti di qualche decina di metri. Si sale per canaletti e caminetti seguendo il percorso più intuitivo, ometti e bolli sbiaditi. Alla prima vera difficoltà un tiro di corda serve per assicurare colui al quale costa di più (;-)))) ma subito dopo procediamo ancora in libera. Il tempo in tanto è decisamente migliorato (e brao Dave) e il sole, pur non toccandoci mai per l’esposizione, illumina le cime attorno: siamo sicuramente più sereni e convinti della salta. La via è lunga complessa, ambigua a volte. I segni spariscono (come da relazione) e ricompaiono poi. I tiri si susseguono. Io e Marco, capocordata dei veneti, ci alterniamo nella ricerca degli itinerari più logici. A volte sbaglia lui, a volte io. Anche le nostre relazioni sono contraddittorie (a mio avviso la migliore è la Visentin). Nel vallone immenso e nascosto della Croda si sentono solo le nostre voci e il battere sordo dei martelli sui chiodi. Di soste ce ne sono poche, di chiodi meno, a volte la roccia è marcia e nemmeno i chiodi rimangono.... Ma si prosegue e si sale costantemente. Difficoltà sempre contenute (III e III+), ma le difficoltà di questa salita non sono sicuramente tecniche bensì ambientali! I tiri sono 17 quando arriviamo alla grande cengia sotto la vetta e i veneti alle nostre spalle non si vedono da un po’. Intanto i cumuli si sono moltiplicati incredibilmente con il passare del tempo e le nuvole ‘’torreggiano’’ in maniera preoccupante oltre i 2500/3000 metri, ma ancora il sole è presente. La lunga traversata che supera tre versanti del monte (con un caratteristico ‘’passaggio del gatto’’) ci porta agli ultimi 100 metri di II/II+ sul versante Fiscalino e alla croce di vetta. Qui ancora raggi di sole ci rassicurano e gli scorci sulle cime attorno ci regalano attimi indimenticabili. Dei veneti nessuna traccia. Svelti scendiamo con due doppie e arrampicata libera facile alla cengia e torniamo al versante della salita dove si trova anche la via di discesa (la più difficile (IV-V) via Drasch, ma con ottimi anelli di calata) che il Paglia (come fatto dai veneti) avrebbe percorso appena incontrata senza giungere in vetta. Le nuvole si sono organizzate però ora (nel giro di un’ora!!!) in qualcosa di terribile che si scaraventa sopra le nostre teste (o meglio caschi...) quando stiam scendendo lungo le doppie. Grandine e pioggia a secchiate, ma soprattutto, fulmini che creano frastuoni impressionanti e terribili. Le doppie seguono una strana linea obliqua incognita e ogni volta che cerco l’anello successivo ho sempre dei fondati dubbi di perdere la sosta. Ma anche con 4 dita di grandine al suolo non perdiamo un colpo. Tre tiri di doppie sotto vedo finalmente i veneti che procedono lentamente. Ogni tanto devo scuotere il Catena che trema dal freddo. La pioggia, che ad una sosta sotto una cascata ci era ormai entrata fino alle ossa, diminuisce e il più sembra passato. Vedo che il gruppo tutto sommato procede con un buon ritmo e nessuno sbaglia nulla. Non faccio tempo a pensarlo che vedo Davide dietro alle prese con il suono delle campane....la corda si è incastrata sopra uno sperone e non vuole saperne di scendere. All’improvviso un frastuono differente giunge alle nostre orecchie. E’ tanto assordante quanto incognito all’inizio. Dietro lo sperone compare un elicottero del Soccorso Alpino che si dirige ai veneti sotto di noi. Vediamo il verricello che uno ad uno li recupera e li trasporta lontani dietro la cima. Pensiam di esser tornati soli (palesemente più affaticati di noi, anche in salita, devono aver chiamato i soccorsi per stanchezza, pensiamo. Ci auspichiamo nessun incidente e così è). Tuttavia, mentre io, il Paglia e il Davide siamo impegnati a liberare la corda che poi taglieremo, al Catena che sta attrezzando la sosta successiva compare la guida del Soccorso Alpino che è rimasta giù dall’elicottero ed è risalita dal punto di aggancio dei veneti. L’altoatesino (Helmut), con tono imperioso gli dice di mettere la corda in saccoccia e di prepararsi seduto al ritorno dell’elicottero. Essendo già in loco e vistici impegnati sulla parete han deciso di trasportare anche noi. Ammissione anche da parte loro dell’imprevista sbuffata di freddo (non prevista dai bollettini) che non ha portato dei semplici temporali estivi, ma qualcosa di ben più potente (Davide era furente). Ho un certo brivido quando vedo il Catena issato appeso al verricello nel vuoto. E’ la volta di Davide e l’elicottero riparte dietro le nubi, lasciando me, il Paglia ed Helmut in attesa. Sono un po’ scontento dell’intervento del Soccorso, ma lo valuto come positivo soprattutto per i due più provati dalla pioggia (Catena) e dalle difficoltà (Davide). Mentre ho questi pensieri che mi frullano in testa, tuttavia non si sentono più frullare le pale dell’elicottero e una fitta nebbia avvolge tutto. Dai messaggi via ricetrasmittente intuisco che non se ne fa più nulla: Helmut ci scorterà alla base della parete ove troveremo il gestore del rifugio con altri due che ci porteranno al calduccio del rifugio. L’ora di attesa sotto la pioggia non mi ha infreddolito più di tanto e sono ancora tonico. In breve siam alla base e felicemente con gli altri brindare per il buon esito dell’avventura e anche a riflettere su tutti i pro e contro e sui vari ‘’se’’ e i vari ‘’ma’’. A pensare al futuro, all’’’io vado in cima’’..ma un pensiero va anche al povero alpinista che ha trovato la morte proprio sulla Cima Piccola di Lavaredo esattamente in quelle ore. Il giorno dopo, in una giornata fantastica (che nel pomeriggio si tramuterà in temporale ma di dimensioni ben minori) pigramente ci prepariamo e viste le previsioni per il weekend (naufraga il previsto Antelao) e la non voglia dell’ormai demotivato Paglia torniamo alla macchina e a casa in nottata, dopo la piacevole sosta mangereccia a casa di Davide a Vicenza. Ognuno durante il viaggio di ritorno avrà più pensieri del solito e le chiacchiere lasceranno più spazio alla introspezione. In ogni caso grazie Croda dei TUONI. E grazie ai miei validi compagni.
Data inserimento 23/08/2005 13.22.03

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