Numero report: 208
Nome: Franz Rota Nodari
Indirizzo posta elettronica: rotanodari.f@irea.cnr.it
Gita: Mont Dolent
Data: 30/10/2005
Regione: Valle d'Aosta
Via di Salita: Fianco Sud
Località partenza: Arp Nouva - Val Ferret (Courmayeur)
Quota partenza: 1900
Quota arrivo: 3820
Dislivello: 1920
Difficoltà: PD+
Pendenza Gradi: 45°
Difficoltà Roccia: II
Rifugio di Appoggio: Bivacco Fiorio, 2730m
Attrezzatura Consigliata: Casco, un paio di viti da ghiaccio a testa. Eventualmente qualche friend per la variante dello sperone Sud. NDA
Rischio Valanghe: 0
Condizione Itinerario: Ottime
Valutazione Itinerario: Ottimo
Commento: ''Global Warming e deglaciazione alpina: influenze sull’attività alpinistica degli ultimi decenni'': questo il titolo del seminario che ho tenuto agli Istruttori del CAI della Lombardia sabato mattina. A conferma delle cose che ho detto…appena finito il congresso parto di corsa alla volta di Sesto dove ho appuntamento con il Catena, Luca Bono e i due validi Fizik Lele e Leo. Destinazione niente "popo di meno" che il Mont Dolent!!! Un 3800 a fine ottobre? Ebbene sì: in periodi di deglaciazione alpina e sconvolgimenti stagionali, si può fare un 3800 anche in questo periodo. Partiamo da Arp Nouva (1900m) alle 16:30 in una fantastica Val Ferret dai colori rossastri per gli abeti in veste autunnale. Con ripidissimo sentiero siam al Piccolo Col Ferret e con ampio traverso giungiamo all’accogliente bivacco Fiorio, dove due piemontesi sono già in loco anche loro diretti al Dolent. Qualche velatura nasconde la vista completa delle stelle, ma siamo speranzosi. La mattina alle 5:40 siamo in marcia. Raggiunto il ghiacciaio con lungo e tribolato percorso su morene e levigate rocce montonate in 1he30, calziamo i ramponi giusto quando spegniamo le frontali. Il ghiacciaio è in buone condizioni, ma qualche ponte ci obbliga a delle girovagazioni. In un punto, quando ormai il sole ci scalda, filo dentro un crepo con una gamba, ma nulla di rilievo. Il panorama è bellissimo e più ci sia alza e più spuntano nuove vette all’orizzonte. Da padroni ovviamente il Bianco, le Jorasses e la vicina e fantastica Aiguille de Triolet. Giunti a 3500m di quota ca affrontiamo un bel pendio di 45° di neve ottima che ci porta sotto la cuspide. Qui la mia proposta di salire per un bello sperone che porta direttamente alla vetta non viene vista di buon grado dalla compagnia. Il Catena ha qualche problema con l’allenamento e la quota e pensa già di desistere. “No! Non puoi!”. Superato il gruppo che tituba sul da farsi (uno dei Fizik si torva in una scomoda posizione su un diedrino), mio malgrado muovo l’elettrodomestico di granito della giornata. Questo sfiora il Catena a un braccio, ma non ha conseguenze se non un grosso spavento per tutti. A quel punto volo verso l’alto seguendo lo spigolo (sperone Sud) di ottimo (in alto saldo) protogino superando passaggi di II-III stando sul filo. I Fizik e il Bono si rimettono i ramponi e percorrono il pendio di sinistra di un brutto ghiaccio nero. Sono in cima da mezz’ora e vedo sbucare il Catena da solo che ha percorso parte del mio itinerario seguendo poi un comodo canale di sfasciumi sulla destra. A breve anche gli altri arrivano lamentandosi dell’infido itinerario percorso. Sono le 11 e siam tutti in punta con grande soddisfazione generale. Il panorama è strabiliante. Non c’è un filo di vento: clima eccellente, non sembra proprio la fine di ottobre. Dopo le foto di rito, scendiamo per l’itinerario del Catena e in breve siam di nuovo tutti sul ghiacciaio. A 150 metri dalla fine del ghiacciaio, il Catena, per un problema ad un rampone (che mal rimane fisso sui suoi scarponi troppo vecchi) comincia a scivolare su un pendio di ghiaccio a 40°. Vani i suoi tentativi di fermarsi con la piccozza. Io, che sono davanti, sono già ben ancorato con la piccozza, ma trattandosi di un traverso diagonale, non posso che guardarlo impotente quei pochi attimi che gli bastano per sparire in un crepo a corda ormai tesa, ma fermo su un morbido terrazzo di neve fresca a 2 metri dalla superficie. Quando al mio grido sento un’imprecazione, ho la consolazione che non ci son state conseguenze tragiche. Recuperatolo, scopriremo che nella caduta si è ramponato una gamba asportando un brandello di carne. Al Pronto Soccorso se la caverà con 3 punti di sutura e 10 giorni di convalescenza. Decisamente ci è adata bene: la caduta in un crepaccio è sempre un terno al lotto. Tornati a valle, in un bel barrettino della valle, non possiamo tuttavia che sorridere dell’accaduto (consci delle conseguenze non drammatiche), ricordare con piacere l’ottima gita e programmarme, come d’uopo, di nuove. Grazie alla grande compagnia di gran livello! Gita globalmente da non sottovalutare.
Data inserimento 31/10/2005 15.37.03

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