Numero report: 236
Nome: daniele simoncini
Indirizzo posta elettronica: simonsimon@libero.it
Gita: sasso moro, un giro di luna
Data: 14/12/2005
Regione: Lombardia
Via di Salita: versante sud est
Località partenza: diga di campomoro
Quota partenza: 2000
Quota arrivo: 2900
Dislivello: 900
Difficoltà: D+
Pendenza Gradi: 45°
Difficoltà Roccia: III
Rifugio di Appoggio: -
Attrezzatura Consigliata: da ghiaccio più friends
Rischio Valanghe: 2
Condizione Itinerario: Ottime
Valutazione Itinerario: Ottimo
Commento: Si è trattato di un' ascensione che ci ha tenuti impegnati tutta la notte, alla luce della luna piena. E' la bella linea di brevi cascate e couloir, interrotti da pendii nevosi, che percorre nel centro il versante del Sasso Moro che sovrasta il lago della prima diga, dalla parte opposta rispetto alla strada. Alle due del pomeriggio la temperatura era attorno allo zero, ma il sole scaldava la parete e addirittura il primo salto era crollato! Ci ripresentiamo a buio fatto, verso le sei. Il custode della diga, che ci vede armeggiare con la ferraglia al bagagliaio della macchina, dopo che gli ho mostrato dove stiamo per andare, ci dà appuntamento per un tè da lui "anche a tarda ora": come noi sottovaluta giro fatiche e dislivelli. Lasciate le luci della diga, e percorsa una lunga cengia obliqua che ci consente di evitare il primo salto, mi ritrovo sul salto successivo, aggrappato alle picche, alla luce della frontale, su una candela di 15 metri: forse è un po' brusco come inizio della stagione su ghiaccio! Ma si va su alla meno peggio, facendo una bella cerniera di chiodi... e appendendosi volentieri a meditare più volte (cosa favorita dall'atmosfera di irreale silenzio del luogo). Non riesco a trovare un solo motivo per cui dovremmo aver fretta! è questa la dimensione insolita e confortante: notte è già notte, l'aria è ferma, le stelle al loro posto, ci si vede come di giorno, siamo vestiti a sufficienza da non patire il freddo, abbiam pure da mangiare (vabbè, un torrone in due...) e non credo che mi verrà sonno tanto presto. Lf condivide: infatti ci mette più di un'ora a fare il tiro. I salti di cascata sopra sono tutti più brevi e domestici, e i pendii nevosi, dove sprofonda tutto lo scarpone, utili per scaldarsi, fatti in conserva, dopo lunghe attese in sosta. Mi accorgo che il tempo passa da due cose: il ghiaccio (bianco, dopo diversi cicli di fusione e rigelo) che diventa sempre più compatto e secco con l'abbassarsi progressivo della temperatura, e la luna, che, partita a est, ora è sopra di noi come mai il sole d'estate, e rende le ombre sempre più corte. Grossi appigli rocciosi da afferrare con i guanti, ghiaccio sottile che si buca e lascia il rampone a grattare sulla roccia, lo zaino che rompe il silenzio sfregando contro le pareti di uno stretto camino, ancora un pendio da calpestare: non c'è una via, basta andare in su, superando ciò che si presenta davanti di volta in volta. La fatica affiora, nessuno ha più idea di che ore siano. Il torrone è mangiato da tempo. La proposta di aggirare per neve l'ennesima cascatina di 5 mt è rapidamente accolta. Ormai siamo all'altezza dello Spondascia, la montagna di fronte, e il lago non è più semplicemente sotto, ma pure lontano, là in fondo. Silenzio totale. Un lungo pendio più appoggiato: la neve sotto una debole crosta superficiale è come zucchero, incompattabile. Ogni tanto si sprofonda senza trovare appoggio su cui spingere, e sprecando energie. Non è più arrampicata o escursione, ma puro dispendio calorico, abnegazione, testardaggine. Una o forse due ore passano così. La sella di uscita arriva di colpo, 15 mt a sinistra. Da là guardiamo giù la strada fatta, con sollievo. Nella notte, alla luce della luna, è tutto più grandioso, sembra di aver salito il Nanga Parbat (anche la fatica dev'esser quella). Lunga discesa dall'altro versante, ovest. 70 cm di farina che qualsiasi scialpinista definirebbe da urlo, leggera e nuotabile, le suole degli scarponi trovano i sassi sotto. Giù diritti, ma nessuno ha le energie per correre. Incrociamo il sentiero della Marinelli senza accorgercene, così siam costretti a fare il lungo traverso in salendo. Ormai si va per inerzia. La luna adesso è bella adagiata verso nord ovest, tanto che, ritrovato il sentiero e scendendo in vista della diga, finiamo per la prima volta in ombra. A quindici minuti dalla meta tracce battute sul sentiero: dopo ore finalmente cammino senza dover battere neve e sprofondare. Il custode della diga è a dormire da un pezzo, la nostra macchina cristallizzata nella brina e nel gelo. Nessuno dei due indovina che ore sono: le 6 e 22!! siamo stati in giro dodici ore e mezza... Temperatura adesso -9,5°C. Mentre scendiamo verso valle col riscaldamento a palla, verso est ecco il chiarore dell'aurora, e il sonno che arriva prepotente.
Data inserimento 16/12/2005 22.24.22

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