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La traversata dei BREITHORN: la Roccia Nera, 4090m, il Gemello del Breithorn Orientale, 4107m, il Breithorn Orientale 4141m, il Breithorn Centrale, 4159m e infine quello Occidentale, 4165m. Sicuramente ha ragione il Dome quando dice di annoverare questa tra le più belle creste d’altaquota di tutte le Alpi. Sicuramente ha ragione anche nel farle spodestare la mitica Biancograt, se non per la particolarità e unicità di suddetta linea nevosa.
Si tratta di una cavalcata lunga ed entusiasmante che per noi, me e il Grande Costa, il compagno delle Grandi salite (Biancograt, Grandes Jorasses, ecc), resterà ancora più impressa nella memoria per le condizioni meteo durante il percorrimento della seconda parte.
Sabato, quando abbandoniamo la “superstrada” del Breithorn Occidentale subito filo dentro un crepo e davanti a noi si presenta un labirinto di fenditure medio grosse con una neve non propriamente ottimale, capiamo che sarà un weekend impegnativo. La giornata è buona, ma giunti al bivacco Rossi e Volante, le nostre velleità arrampicatorie pomeridiane naufragano, appunto, in un temporalone con grandine e neve. Con noi altri 7 a riempire completamente il nido d’aquila a 3700m. Mattina stellata e si parte. Davanti a noi 5 francesi ci facilitano non poco tracciando nella neve fresca a volte non portante. Il tempo è ottimo, a parte un forte vento che però non infastidisce più di tanto. Arriva il sole e uno sguardo non può che andare agli amici impegnati sul Dom (des Mischabel). Alle 8 una prime nube fantozziana giunge da sud-est. Falso allarme, ci nega mezz’ora di visuale, ma poi si dissolve e torna un piacevole sole. Nell’aria si vede però instabilità (vento, nubi veloci, ecc), ma nulla fa presagire ciò che si sta preparando. Fin qui la cresta è super: cornici gigantesche, passaggi aerei (epico il passaggio cavalcioni di una sottile cresta nevosa), doppie nel vuoto, giochi di luce, roccia eccezionalmente ottima! Alle 10:30 siamo al quarto tiro della rocciosa cresta del corno Centrale (effettivamente un po' in ritardo sulla tabella di marcia per le varie incertezze sulla convenienza del proseguire) quando comincia a nevicare e l’orizzonte si incupisce con decisione. Tornare indietro da lì in poi sembra (e non ero da solo!) sempre più lungo che proseguire; in realtà, risulterà vero il contrario, e il continuare ci porrà in una situazione via via più impegnativa. La bufera diventa tormenta e la cresta infinita. Il tempo scorre inesorabile. Verso la vetta ci rannicchiamo sotto il filo roccioso della cresta in attesa di un miglioramento intimoriti dal sopraggiungere dei tuoni. Dalla vetta del Centrale scendiamo alla cieca (non si vede oltre i 5 metri) per il pendio sud evitando fortunatamente tutti i grandi crepacci che solcano la parete. Ormai esausti (fradici e infreddoliti) vaghiamo con la bussola per i piattoni del Piccolo Cervino e del Plateau Rosà. La bufera non accenna a diminuire. Una sosta nel tabiotto degli impianti e del thè caldo servono a tornare in forze. Ma dobbiamo continuare. Sappiamo che ormai siamo “salvi”. Si tratta solo di una LUNGA discesa fino a Cervinia. Dopo un’altra lunga sosta al Rifugio delle Guide alle 22, la travagliata gita si conclude 2100 metri a valle che orami sono le 4!!! Alle 7 siamo a Milano.
“Domani (oggi) [ieri, ndr] è un altro giorno”, si direbbe…è il giorno del rogito della mia prima casa…potevo forse rischiare di non arrivare all’appuntamento?
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