Numero report: 86
Nome: Grigna, Rambo, Leo e Flavio
Indirizzo posta elettronica: grigna@on-ice.it
Gita: Punta d'Arbola (3235 m)
Data: 02/07/2005
Regione: Piemonte
Via di Salita: via normale
Località partenza: Riale in Val Formazza - Lago Morasco
Quota partenza: 1830
Quota arrivo: 3235
Dislivello: 1650
Difficoltà: PD-
Pendenza Gradi: 40°
Difficoltà Roccia: --
Rifugio di Appoggio: Rifugio Mores, Rifugio Somma Lombardo
Attrezzatura Consigliata: da alpinismo
Rischio Valanghe: 0
Condizione Itinerario: Buone
Valutazione Itinerario: Buono
Commento: Siamo io, Rambo, Leo detto il Rosso e Flavio detto Brn. Partiamo con l’obiettivo del Blinnenhorn, in Val Formazza.Il favonio però, contrariamente a quanto si pensava, continua a soffiare imperterrito e di conseguenza, la Val Formazza è proprio uno dei posti che con tali configurazioni, presenta cieli coperti e spesso anche precipitazioni. Arrivati al parcheggio del Lago Morasco, oltre a evidenti colate di cemento, ci accolgono anche delle furiose raffiche di vento.Iniziamo così a salire il ripido sentiero che in meno di un’ora e mezza, ci porta al Rifugio Mores.Qui, prendiamo la decisione di abbandonare l’obiettivo Blinnenhorn, completamente avvolto nella nebbia, puntando invece alla Punta d’Arbola dove invece splende il sole. Vagando così in mezzo a rifiuti di ogni genere, raggiungiamo il Rifugio Somma Lombardo dove, con sommo (scusate il gioco di parole) piacere, scopriamo che per salire all’Arbola, bisogna prima abbassarsi alla diga e poi costeggiare tutto il lago dalla parte opposta rispetto a dove siamo noi. Il rifugista ci indica anche l’alternativa di salire ai Laghi di Ban e ridiscendere sul Ghiacciaio del Sabbione attraverso morene e sfasciumi. Ormai rassegnati a non portare a casa nulla, partiamo convinti di fare un giro esplorativo di questa valle che, nel frattempo, migliora dal punto di vista paesaggistico. Le colate impressionanti di cemento, sacchi dell’immondizia, scarpe, piatti, crani di non so quali animali, funi metalliche, spranghe di ferro, palizzate di legno, , skilift abbandonati, pezzi di lamiera, pezzi di vetro resina sparsi ovunque, lasciano finalmente spazio a sassi e erba. Risaliamo fino a quota 2700 m dove, un vallone evidente, ci deposita direttamente sul Ghiacciaio del Sabbione perdendo circa 250 m di quota. Qui Rambo ci abbandona, ha dimenticato a casa i ramponi mentre io, Leo e Flavio, proseguiamo sul ghiacciaio, ormai convinti che in cima ci possiamo arrivare. Il ghiacciaio, fino a 2650 metri, si presenta già completamente scoperto e di conseguenza possiamo tenere un buon ritmo di salita. Dove inizia la neve, sprofondiamo un po’ di più ma la sostanza non cambia. Sentiamo troppo il bisogno di vetta e di conseguenza non sentiamo la fatica. Giunti a quota 2950, affrontiamo poi uno scivolo di circa 40° che ci porta direttamente sulla cresta.Da qui alla vetta, è questione di minuti.Sfortunatamente il tempo è peggiorato anche su questa cima e non vediamo praticamente nulla. Ridiscendiamo il ghiacciaio ma, anziché risalire i 250 metri che portano ai Laghi di Ban, scendiamo in riva al lago e lo costeggiamo tutto sulla sinistra idrografica guadando il torrente di ablazione del Ghiacciaio dell’Hosand. Una volta ritornati al Rifugio Mores, ritornare a valle è questione di un’ora di cammino. Non ho assolutamente esagerato nel descrivere i tipi di rifiuti trovati nel tratto che dalla macchina porta al Rifugio. Davvero una vergogna, una valle che potrebbe benissimo conciliare natura ad attività umane, è stata trasformata in una discarica a cielo aperto con l’aggiunta di costruzioni che per nulla si integrano con l’ambiente circostante.E’ inutile che poi si organizzano spedizioni per ripulire i campi base delle grandi montagne quando poi, a casa nostra, abbiamo luoghi con un degrado simile.Credo proprio che in quel posto non ci andrò mai più, sono davvero rimasto molto, molto deluso.La Val Gerola, in confronto è il Paradiso terrestre.
Data inserimento 03/07/2005 9.47.33

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