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Il muro da 50 mt che fa da base alla cascata, tante volte osservato dall'alto, fotografato, meditato, ora è lì che mi attende, e visto da qui sotto non mette più così soggezione: par quasi piccolino, breve, domestico...
Purtroppo è già pomeriggio, e il "pozzo" fa acqua da tutte le parti!
La partenza richiede decisione: occorre battere una chiazza di ghiaccio aggrappata alla roccia, mettendosi in questo modo in pieno sotto un doccione che cola dalle stalattiti sovrastanti, e da qui, tirati su alla meglio i piedi, che ora sono a sbalzo sul torrente, allungarsi a sinistra ad agganciare il corpo della cascata (possibilmente in fretta, prima di inzupparsi). Da qui (rinvigoriti) in obliquo salendo, fino al margine sinistro della cascata, ad una piccola grotta a 2/3 del salto, che offre un comodo posto di sosta. Il diedro successivo, che ha preso poco sole, è di ghiaccio plastico e bellissimo, e conduce dove le difficoltà si dimezzano.
La parte sopra è un progressivo allontanamento dalla via mala, un malinconico cambiare posto (mentre, per un curioso effetto di prospettiva, dalla strada delle capanne la parte alta della cascata pare vicina, lì da toccare) lungo una larga striscia di ghiaccio bianco, morbido e bagnato, fino al bosco sotto le case di Dosso.
Per scendere troviamo un cortese passaggio in macchina, fatica risparmiata per domani.
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