Numero 229
Nome Bestia (GC&CG)
Posta elettronica  
Gita Pizzo Coca (3050 m) giro ad anello
Data 30 /09 /2006
Regione Lombardia
Via di salita Normale; 301-302-323
Partenza Valbondione
Quota partenza 900
Quota arrivo 3050
Dislivello effettivo 2150
Difficoltà EE
Rifugio appoggio Rif. Coca ; Rif. Curò
Attrezzatura consigliata da escursionismo, dati gli sfasciumi, per brevi tratti potrebbe tornare utile un caschetto senza essere però indispensabile.
Rischio valanghe 0
Condizioni trovate Buone
Valutazione itinerario Ottimo
Commento Partenza da Valbondione (900m). Inbocchiamo il sentiero 301 che ci porta fin sotto il Rifugio Coca (1892m) in circa 1 ora e 30 minuti. Senza salire al rifugio tiriamo dritti seguendo il sentiero 302 costeggiando un piccolo torrente che nel giro di 30 minuti ci porta al Lago Coca (2108m) che si rivela essere davvero piccolo. Nei pressi di quest’ultimo (circa 50 metri prima) troviamo un grosso sasso sul quale ci sono le indicazioni x andare verso: Rifugio Brunone, Passo Coca e Bocchetta dei Camosci. Noi seguiamo le indicazioni x la Bocchetta dei Camosci girando a destra e risalendo un tratto di sfasciumi dove difficile è individuare i bolli rotondi rossi contornati di bianco che segnano il sentiero. Affrontato un brevissimo tratto di roccia riprendiamo il sentiero e continuiamo a salire incontrando poi una vedretta dell’elisoccorso (ben visibile dal Lago Coca in condizioni di buona visibilità). Proseguendo lungo il sentiero ci si ritrova in una specie di anfiteatro dove seguiamo la traccia segnata dagli ometti che si sposta a destra e ci permette di risalire un ghiaione che ci porta alla Bocchetta dei Camosci (2719m) dalla quale tenendo la sinistra imbocchiamo la Normale. Dopo i primi tratti di tranquilla arrampicata su roccia ci si trova in presenza di una biforcazione del sentiero che in maniera esplicita segnala che tenendo la sinistra si va sul FACILE mentre tenendo la destra si va sul DIFFICILE. Noi prendiamo la via Facile che prosegue tra gradoni, sfasciumi e qualche tratto un pochettino più aereo ma niente di che. A tratti i bolli rossi indicanti il sentiero risultano difficili da individuare, specie se in condizioni di scarsa visibilità, comunque da qui in avanti nel giro di una mezz’oretta buona si giunge in vetta al Pizzo Coca (3050m) , ci vorranno 4 ore / 4 ore e 15’ dalla partenza, la quale si distingue per la presente croce di vetta . Ripreso il cammino, e tornati sui nostri passi fino alla Bocchetta dei Camosci, scegliamo di scendere lungo il sentiero 323 che porta al Rifugio Curò e lo facciamo girando a sinistra (girando a destra saremmo ridiscesi dalla via di salita). La discesa da questo sentiero si rivela un po’ insidiosa per gli sfasciumi trovati ma è ben fattibile da un buon escursionista. Va aggiunto inoltre che facile è trovare la strada dato che questo tratto è segnalato in maniera molto frequente, si parla di una bandierina ogni 5/10 metri; più in basso nei pressi del Lago di Valmorta ne abbiamo addirittura contate ben 11 in 30 metri di sentiero, un’esagerazione! Dal lago di Valmorta (2145m), simile per dimensioni al lago Coca, sempre seguendo le indicazioni, riprendiamo un po’ di quota e seguiamo nuovamente il sentiero che ci conduce fin sopra un’appendice del lago del Barbellino, per poi farci scendere fino alla diga (1798m). Oltrepassata la diga si risale a sinistra tenendo il Lago del Barbellino (1862m) (quello più grosso fra i due bacini idrografici presenti) alla propria sinistra, così facendo nel giro di 10/15 minuti si giunge al Rifugio Curò (1895m) dal quale si imbocca il sentiero 332 che porta diritti a Valbondione, circa 1km più in alto rispetto al nostro punto di partenza. Peccato che la meteo non sia stata delle migliori, in quanto la nebbia, comparsa poco dopo metà salita ci ha beffati circa un ora prima di giungere in vetta. Il tipico ambiente orobico che ci regalano la salita e la discesa è ai miei occhi bellissimo per la sua caratteristica selvatichezza e rudezza, un ambiente poco ospitale ma che sa regalare grandi emozioni, grazie anche alla presenza di laghi e stambecchi, bellissimi da vedere. Se avessimo potuto osservare il panorama circostante sarebbe stato veramente il massimo. Questa è sicuramente un’escursione da ripetersi, magari in condizioni di buona visibilità! Un complimento alla combricola di salita composta oltre che da me, da Kikko, Rambo e Leo che giunti in cima ha firmato il libro di vetta lasciando un messaggio al nostro Grigna, che probabilmente da lui non verrà mai letto ;)
Data immissione 01/10/2006 12.03.00

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