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Numero report: 606
Nome: Ricky Scotti
Indirizzo posta elettronica: nibi@on-ice.it
Gita: Rodes tour da Briotti
Data: 23/01/2006
Regione: Lombardia
Località partenza: Briotti
Quota partenza: 1050
Quota arrivo: 2829
Dislivello: 1900
Difficoltà: Buon sciatore-alpinista
Esposizione salita: Nord-est
Esposizione discesa: Nord
Neve prevalente: Ventata
Altra neve: Farinosa
Rischio valanghe: 2
Condizione itinerario: Mediocri
Valutazione itinerario: Ottimo
Commento: Il clamoroso bidone del Franz, che a poche ore dalla partenza decide per il sole della Presolana, non ci fa’ cambiare programma. L’indeito gruppo è composto oltre che dal sottoscritto, da Luca Bono, Teo Mazza e Marco “Puntel”. L’intenzione è quella di compiere il prestigioso “Rodes tour” da Briotti salendo dai Laghi di S.Stefano e scendendo dall’Armisola per poi tornare a Briotti. Alla partenza incontriamo il mitico Arialdo, il padre spirituale della Val d’Arigna, che è diretto alla Pesciola. Ci preannuncia tanta neve da battere e tanti sassi. Va boh, partiamo subito sci ai piedi e ci infiliamo nel bel bosco di abeti che porta alla baita Spanone, Puntel segue le tracce di un ravanatore appiedato e ci costringe ad una piccola deviazione per tornare sulla retta via. Arriva il sole e ci godiamo lo splendido ambiente in perfetta solitudine. Indico a Luca il canalone del Druet, visto di fronte fa’ un po’ impressione, mettiamo una x nell’elenco delle gite future. Ben diverso l’ambiente nel vallone di S.Stefano, l’esposizione orientale ci fa’ godere il sole mattutino. Una piccola pausa nei pressi dei vuotissimi invasi idroelettrici e poi ripartiamo. Da qui in avanti le modeste tracce che ci avevano facilitato la salita scompaiono completamente. Poco male, fortunatamente c’è con noi “aratro” Puntel che batte traccia in 70cm di brina appesantita dal sole. Il mezzacosta che risale lo splendido vallone ci fiacca un po’ e saliamo molto lentamente. Nota di merito all’ambiente, stupenda la parete nord della P.ta di S.Stefano. Luca si stupisce della differenza fra “questa” orobia e l’orobia che conosceva prima cioè le gite classiche della Val Gerola. Arriviamo al lago superiore che aggiriamo sulla sinistra portandoci alla base dell’austera Punta di S.Stefano. Ci mancano gli ultimi 300m per arrivare alla bocchetta. Intuisco subito che il pendio non sarà per niente semplice; notevoli accumuli eolici hanno riempito le vallette formando crostoni ostici e mal sostenuti da cristalli di brina di fondo. Dal basso indico al Puntel il percorso in assoluto più sicuro, saliamo distanziati e circospetti. Negli ultimi 50m il canale si stringe e si impenna toccando pendenze sui 35°. Il Puntel è piuttosto perplesso così decidiamo di togliere gli sci e proseguire sulla linea di massima pendenza. 50m terribilmente faticosi, si sprofonda a tratti fino alle ascelle (!) e sembra di risalire un fiume in piena controcorrente. In qualche modo ci rotoliamo in cima dove il sole ha già lasciato spazio alla fredda ombra orobica. Sono già le 13.30 e mancano ancora più di 500m alla vetta. Puntèl vuole provare a tutti i costi e parte ad un passo mostruoso verso l’ex ghiacciaio di Val Bocardi. Lo seguiamo tanto per non prendere freddo senza grosse ambizioni. Questi luoghi vengono chiamati dai locali “Li vali fregi”,mai toponimo fu più azzeccato, dobbiamo obbligatoriamente continuare a salire per non congelare. Arriviamo a 2500m circa, proprio dove 3 anni fa’ trovammo 5m di neve, mentre quest’anno affiorano i sassi!. Puntel è già di ritorno: “ho veduu la Pizza” (il Legnone) ci annuncia ben soddisfatto. Iniziamo la discesa, la neve è terribile, crostone malefico assolutamente incostante. Cerchiamo di fare il possibile per scendere a valle senza accopparci. Sotto la bocchetta di S.Stefano manchiamo la deviazione per il lungo traverso che porta sul lato sinistro della valle. Per riprenderla bisogna ripellare…non se ne parla, scendiamo dalla “normale” in compagnia di un gruppetto di scialpinisti. I passaggi esposti della via normale di salita non ci allettano così decidiamo di tentare il traverso “alto” verso i boschi sopra Briotti invece di scendere all’Armisola. Ci attende 1km di cengia un po’ esposta completamente pianeggiante dove affondiamo fino al ginocchio. Il traverso non da tregua ai nostri nervi, non sappiamo ancora con precisione se abbiamo preso la cengia giusta, tornare indietro sarebbe fisicamente e psicologicamente devastante. Finalmente il pendio diventa più tranquillo e il sentiero prende un po’ di pendenza. Si scioglie la tensione nel momento migliore, il bosco brilla di 50cm di brina leggerissima e assolutamente vergine. I larici sono radi e consentono una discesa mozzafiato. Riprendiamo entusiasmo ed iniziamo a scodinzolare senza una direzione precisa cercando le radure più ampie e sciabili. Dopo circa 300m di dislivello il bosco si fa’ più fitto e complicato, inizia una delle ravanate più imperiose della nostra carriera. Puntel e Teo Mazza sono scatenati, saltano giù da massi di 2metri, scavalcano maros, schivano gli abeti. Io e Luca arranchiamo un po’ ma non manchiamo mai all’appelo. Perdiamo un po’ di pezzi, a me si smontano i bastoncini ed a Luca si sfila il manico della pala. Si sta facendo buio e la stradina che ci dovrebbe condurre a Briotti non arriva mai, avremmo dovuto incrociarla 400m più in alto! Probabilmente siamo scesi troppo ad est e ci stiamo passando accanto. Poco male, la ravanata continua senza sosta fino alle Baite Paiosa a 1100m dove emergiamo definitvamente dall’intricatissima selva orobica. L’ultima emozione ce la regala un muretto alto come una persona che prendiamo in velocità, le gambe reggono a tutti nonostante le 9 ore di dura, durissima orobia. Putel dichiamra con orgolio: “la miglior discesa di sempre!”, non mi sento di condividere cotanto entusiasmo, certamente l’itinerario merita, me lo sarei goduto di più in condizioni di neve migliori e con un po’ più di gamba.
Data inserimento 30/01/2006 20.39.20