Da
tempo cullavo il desiderio di percorrere i ripidi pendii del Rodes con
gli sci. D'accordo con Ricky, l'amico valtellinese, si decide di salirlo
sabato. Le condizioni della neve dovrebbero non destare particolari
preoccupazioni, sebbene il Rodes vada sempre preso con le pinze.
Calziamo gli sci lungo la stradina che conduce a "Le Piane"
perfettamente innevata già dalla centrale di Gaggio (la neve in realtà
scende fino al piano della Valtellina) ma poco dopo decidiamo di non
seguirla, tagliando per ripidi prati...
Risultato: ci troviamo presto a ravanare in un intricato bosco! Paglia,
già claudicante, rompe una racchetta. La riparo alla svelta. I tempi di
salita stimati dalle varie guide parlano di 7/8 ore necessarie per la
salita, non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo prezioso.
Riguadagnata la strada, raggiungiamo il rifugio degli Alpini a Le Piane.
Fortunatamente la ripidità del bosco che abbiamo "ravanato"
non ci ha fatto perdere tempo sulla tabella di marcia. Ci inoltriamo
nella spianata dell'Alpe Armisola. D'avanti a noi, lontane, le
vette della bastionata del Rodes. La spianata è
sbarrata al suo fondo da un salto roccioso. La guida del Boscacci
mensiona addirittura la possibilità di aiutarsi con una corda
fissa nei passaggi più ostici della salita. Siamo un filino
preoccupati, ma proseguiamo convinti. Il terreno è ripido e in qualche
punto esposto, tuttavia, forse perchè preparati mentalmente a
difficoltà immani, superiamo un primo tratto impegnativo abbastanza
agevolmente, doppiamo la caratteristica Baita di Piateda e
percorriamo "il tratto più delicato di tutta la salita"
su un ripido groppone che ci conduce ai vasti pendii sopra quota 2050,
in vista della Bocchetta di S. Stefano. Passando alla base dell'omonima
Punta, individuiamo subito il punto che la guida descrive come "difficoltoso,
nel quale è difficile individuarvi un percorso assolutamente sicuro".
Matteo, sfortunatamente testimone della slavina che alcune settimane or
sono travolse e uccise una comitiva di scialpinisti in Val Gerola,
manifesta perplessità. Il Paglia ormai non ne ha più: è cotto!
Analizzando in modo obbiettivo il salto in questione, lo valutiamo
agibile, con cautela. Procediamo staccati e rapidi, lasciando alle
nostre spalle l'imponente Monte
Disgrazia che emerhe dalle foschie della valle. Segue un tratto a
minor pendenza, che conduce alla Bocchetta di Reguzzo, ormai in vista
del Pizzo di Rodes, difeso da un ultimo e ripidissimo pendio. Cominciamo
a salirlo sciaipiedi, fin quando la neve insidiosa ci consiglia di
levarli e proseguire a piedi. Giunti ai piedi della spalla Nord della
montagna, depositiamo gli sci e proseguiamo. Il pendio è molto ripido e
procediamo con attenzione. Giunti in vetta il panorama ci lascia senza
fiato: i Druet, il
Coca...lo Scais e il
Redorta...il Diavolo di Tenda...
tutto il versante settentrionale delle Orobie, visto da qui, ha
un'aspetto nuovo, anche per gli amici valtellinesi, esperti conoscitori
di queste zone. Il Ricky appresta un'acrobatico autoscatto per
immortalarci, dopodichè ci accingiamo alla discesa. Ci complimentiamo
per il tempo di salita 6 ore tonde tonde, niente male. E non siamo
affatto stanchi, anzi, continuiamo a chiacchierare di tutto di più come
per tutta la salita! Il pendio ripido sotto la cima va percorso con
calma, poi la sciata è entusiasmante, su polvere con fondo morbido e
progressivo. Superata la Bocchetta di Reguzzo, ci fermiamo per una
pausa. Il Ricky decide di scavare la sua consueta trincea per monitorare
la quntità di neve presente. Siamo in zona non di accumulo...450/480 cm
di neve. Accipicchia! Altro che scarsità di neve. Ripresa la discesa e
superata la Punta di S. Stefano, tagliamo nettamente in direzione sud
verso la Val Fregia. I ripidi canaloni ci permettono una sciata molto
divertente, che diventa addirittura esaltante nella parte bassa, poco
prima di giungere alla piana della Baita di Piateda. Qui ci
sbizzarriamo, invece che nelle ormai "solite" serpentine
(alcune regolari, altre...), con le "gerole" curve molto
ampie, stile supercarve. Fantastico. Non resta adesso che superare il
salto roccioso. in salita avevamo individuato il "canalino di
Val Fregia", che ci avrebbe permesso di farlo. Marco "Puntel",
va in avanscoperta e ci fa strada, noi lo seguiamo (il canalino non
permette varianti). La spianata dell'Armisola la percorriamo tutta d'un
fiato, modello pista da bob. Siamo ormai a Le Piane. Ci restano gli
ultimi 5/6 km di strada-pista sciabilissima per raggiungere le macchine.
Si riveleranno i più divertenti: una sfrenata gara che ci fa tornare
dodicenni, fino a quando, ormai giunti alla centrale idroelettrica 9 ore
dopo la partenza, tra urla e spintoni, guardandoci in faccia all'unisono
"Nooo...è già finita". La "dura Orobica"
del Rodes passa in archivio, ma questa giornata ce la ricorderemo
a lungo!
by
Domenico;
Partecipanti:
io, Ricky, Paglia, Matteo e Marco "Puntel" |